Sulle elezioni regionali in Liguria ci sono per lo più interpretazioni improprie superficiali, strumentali, se non impavidamente menzognere. Improduttivo conflittare questo torrente esondante anche molte sciocchezze, gratis o a pagamento. Meglio rassegnarsi al livello, per dirla bene, “gravemente insufficiente” di media, guru de noantri, ospiti fissi tv, penne autorevoli.
In primis va detto che i primi vincitori sono i giudici. Hanno portato a termine il loro minigolpe imponendo nuove elezioni e hanno raggiunto i loro obbiettivi. Hanno delegittimato ancor più la politica, hanno salvato il loro potere arbitrario di interdizione, hanno avanzato nella loro ormai esplicita scalata alla golden share nelle istituzioni.
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Che gli àscari delle truppe magistratuali abbiano avuto la peggio riguarda gli àscari e i loro inadeguati ufficiali. Non certo l’esercito della Associazione Nazionale Magistrati (Anm), sempre al fronte, sempre in prima linea. Anzi, verrebbe da dire che per costoro sia meglio così: avranno da oggi maggior potere contrattuale coi loro “utili idioti”.
A destra ci si ostina a dileggiare l’avversario apparente senza comprendere che il vero nemico delle istituzioni è quella parte di magistratura agguerrita e ansiosa di governare nelle cose il paese servendosi apparentemente del diritto.
Sempre a destra, le mancate promesse, il voltafaccia sui balneari e forse qualche anche altro elemento che ha reso zoppicante lo storytelling di Giorgia hanno quasi dimezzato in un colpo solo le percentuali del Meloni-party ( da 26,8% a 15,1%).
Non vale l’alibi dei soliti menestrelli della compartecipazione delle liste civiche, dal momento che mentre Fdi dimezzava, Lega e F.I. hanno mantenuto le loro percentuali.
C’è da dire invece che forse è iniziato il riflusso dell’ulteriore grande illusione degli italiani sempre in attesa del messia che risolva i loro problemi. Gli elettori mancanti dalle schiere Fdi o hanno aumentato le legioni del non voto o hanno espresso un gradimento non banale per Bucci e la sua lista.
Gli italiani del non voto o hanno compreso la manfrina il falso derby destra-sinistra, le arroganze dei magistrati barricaderi, la truffa 5 stelle, o si sono semplicemente stancati o chissà che altro. Fatto è che si sono messi in panchina. Di fatto con il 55% hanno vinto queste elezioni, e rimangono in attesa di un’adeguata rappresentanza politica.
Lenin diceva che la miglior qualità di un rivoluzionario è la pazienza. Esercizio necessario per la maggioranza non votante. La grossolanità dei giudizi e l’ansia di sensazionalismo dà il pd sconfitto. Niente di più sbagliato: il Pd cresce nonostante tutte le diminuzioni di votanti e lo scarso appeal regionale e nazionale.
È di gran lunga il primo partito della regione, stacca e doppia il Fdi, alle Europee allineato nei consensi.
Nel contempo la banda Grillo/Conte ormai “ai materassi” non nasconde più il suo sfascio e alla sua sinistra non sbocciano alternative.
Il futuro del pd si prospetta in bonis, nonostante una segretaria che ha confuso il Pd con un circolino per happening condito da inopportune esibizioni danzanti e canore on the stage, mentre la decina di milioni di italiani in miseria richiederebbero serietà e compostezza.
Autocannibalizzatosi il conte-grillismo e spariti i Forrest Gump alla Morra, le praterie per l’unipartito, la grande intuizione di Veltroni (2008) sfarinatasi di fronte a un Di Pietro fedifrago e rutilante, sono aperte. Peccato che si siano maciullati personaggi di spessore come il candidato sconfitto, e si debba far affidamento su di un inner circle che somiglia tanto per caratteristiche e qualità alla dirimpettaia ‘fiamma tragica’.
La Liguria è il quadro sinottico dell’Italia che non va e non funziona: Il ponte crollato, i concessionari che ammettono impuniti la consapevolezza del pericolo e l’avidità colpevole.
Le alluvioni ripetute senza che si vedano soluzioni nel tessuto dei rivi, dei torrenti, dei corsi d’acqua tombati, gli scandali giudiziari di cui l’ultimo è soltanto il più prossimo, una politica povera di competenze e persone di spessore, capaci solo di risse e gherminelle autodistruttive.
Ma è anche forse il quadro sinottico che anticipa il futuro: il civismo attivo, il Pd onnivoro, una rivisitazione del melonismo utile per tornare nei binari o al suo corretto dimensionamento.
Chi vivrà vedrà. Basterà non affidarsi ai commentatori e ai politologi che vanno per la maggiore.
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