L’ultimo caso dossieraggio ha infuriato il leader di Italia Viva Matteo Renzi, il cui nome è tra quelli delle figure della politica italiana finite nel mirino degli “spioni” di Milano. “Che cosa sta facendo il nostro Governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese?” si è chiesto retoricamente il senatore sulla sua E-News, criticando duramente le azioni del governo nei riguardi della cybersicurezza italiana e annunciando ufficialmente la sua intenzione di chiedere un’interrogazione parlamentare per comprendere cosa stia facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per difendere i cittadini dai pericoli degli accessi illegali alle banche dati.
Inoltre, l’ex sindaco di Firenze ha deciso di sfruttare la sua newsletter per confermare la sua volontà di costituirsi parte civile in tutti i processi riguardanti casi di dossieraggio che hanno coinvolto anche la sua persona. Il caso di Milano, quindi, sarà uno di questi, visto che un’intercettazione ambientale ha permesso di scoprire che tra gli accessi illeciti effettuati dal gruppo legato alla Equalize Srl vi fossero anche quelli legati all’ex Presidente del Consiglio. Renzi, dunque, non ha evitato di commentare l’accaduto, sostenendo che al momento non vi sia “scandalo senza che ci sia il mio nome tra quelli intercettati illegalmente o spiati abusivamente“.
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Nonostante Renzi dia inizio alla sua accusa trattando del fatto specifico degli spionaggi riguardanti la sua persona, il resto del comunicato pubblicato su E-News si concentra sulla presunta incapacità del governo di occuparsi di tali questioni. Renzi, dunque, chiede chiarimenti sulla figura del sottosegretario Mantovano e soprattutto chiede che Giorgia Meloni, dopo due anni a capo del governo, chiarisca quali sono stati i passi in avanti che il Paese ha compiuto in termini di sicurezza informatica.
Dossieraggio, Renzi: “Chiederò i danni a tutti“
Matteo Renzi non ha utilizzato mezzi termini per descrivere ciò che dal suo punto di vista sta accadendo nel Paese. “Sembriamo una Repubblica delle banane” ha infatti criticato il senatore, sostenendo che nessuno sia riuscito effettivamente a porre un freno alle attività di singoli o gruppi che da anni compiono accessi illeciti in banche dati private. L’ex premier ha quindi ricordato come prima del caso milanese, siano avvenuti quello romano legato a Pasquale Striano e quello barese legato al dipendente di Intesa San Paolo.
“Nel giro di qualche settimana ci sono stati tre scandali, più o meno messi a tacere. Io sono senza parole” ha tuonato il leader di Italia Viva, sostenendo che in tutti questi casi il suo nome è tra quelli che hanno subito violazioni dei propri conti o delle proprie informazioni personali. Riportando poi le parole di uno degli indagati del caso milanese, preoccupato perché il dossier su Renzi avrebbe potuto trasformarsi in un’arma a doppio taglio, l’ex sindaco di Firenze dichiara di essere pronto a procedere per vie legali.
“Io reagisco, chiedo i danni a tutti” ha chiarito quindi il senatore, aggiungendo di essere consapevole di dover passare “i prossimi anni nei tribunali a chiedere il risarcimento a tutti quelli che hanno fatto del male a me e alla mia famiglia“. Il leader di Italia Viva ha poi spiegato che il suo intento è anche quello di proteggere i privati cittadini, i quali potrebbero subire quotidianamente gravissime violazioni della privacy senza neanche essere al corrente.
“Questo è un Paese in cui un gruppo di manager milanesi o un bancario pugliese o un finanziere in un ufficio di Roma possono decidere quello che vogliono spiare e farlo? Siamo impazziti?” ha infatti ricordato il senatore, sottolineando come la reale capillarità del caso potrebbe non essere ancora stata scoperta, poiché gli indagati avrebbero ancora a disposizione migliaia di informazioni che potrebbero essere pubblicate dagli organi di stampa.
Renzi: “Forse l’Agenzia per la cybersicurezza non è all’altezza“
Consapevole della gravità del caso dossieraggio, Matteo Renzi ha iniziato a chiedersi di chi possano essere le responsabilità. Oltre agli indagati e alle persone gravitanti intorno all’agenzia investigativa Equalize Srl, il senatore si chiede se le istituzioni e il governo avrebbero potuto fare di più. Se effettivamente la rete della sicurezza informatica italiana sia all’altezza dei compiti che deve svolgere e se i servizi segreti del Paese, guidati dal sottosegretario Alfredo Mantovano, abbiano effettivamente svolto il loro dovere senza pecche.
“Da due anni la nostra Presidente del Consiglio è a Palazzo Chigi. Le chiedo: cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese?“, ha chiesto criticamente Renzi, rivolgendosi direttamente al premier, prima di lanciare una dura accusa: “Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all’altezza?“. Nello specifico, l’ex sindaco di Firenze teme che il sottosegretario Mantovano, che ha la delega per i servizi segreti, non sia adatto al compito che è stato a lui assegnato.
Così come teme che il direttore della Cybersecurity nazionale, il prefetto Bruno Frattasi, non sia effettivamente impegnato solo da questo incarico. Il senatore ha infatti raccontato come questo sia stato utilizzato a mo’ di “sponsor” dal partito di Fratelli d’Italia nel corso di una convention. Frattasi sarebbe infatti salito sul palco di un evento indossando una maglietta con su scritto: “L’Italia cambia l’Europa“. Renzi, quindi, si dice preoccupato dal quadro che pian piano si starebbe delineando nel Paese e per questo si dice pronto a scendere in campo per fare chiarezza e per riconoscere i responsabili del dossieraggio.
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