Milano, nuovi accessi illeciti a banche dati: sotto inchiesta due società di investigazione

Avrebbero spiato imprenditori, semplici cittadini e anche politici e ora è necessario comprendere quanto fosse radicato il loro sistema; si indaga su un'agenzia di investigazione privata, in cui lavorano il superpoliziotto Carmine Gallo e il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali; indagati anche Leonardo Maria Del Vecchio e Matteo Arpe

Redazione
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Un nuovo caso di presunto spionaggio delle banche dati riservati della Guardia di Finanza e del ministero dell’Interno fa tremare il sistema politico italiano. Dopo il caso Pasquale Striano, dopo quello dell’hacker 24enne di Roma e del bancario barese, continuerebbero a sorgere dubbi sulla sicurezza dei sistemi che ad oggi custodiscono le banche dati del Paese. Questa volta, il nuovo caso dossieraggio ha sede a Milano, dove la Procura ha emesso quattro misure cautelari di arresti domiciliari nei confronti di personalità ritenute coinvolte in accessi illeciti anche nei confronti di personalità politiche.

In realtà, la Procura avrebbe richiesto molte altre misure cautelari ma il gip ne avrebbe accettate solo quattro. Tra queste figura anche Carmine Gallo, uno degli ex funzionari di polizia più in vista degli ultimi 30 anni. Si tratta dell’uomo che ha preso parte alle indagini per l’omicidio di Maurizio Gucci, svolgendo un ruolo fondamentale, e che negli anni ’90 ha partecipato alle prima maxi operazioni contro la ‘ndrangheta a Milano. Oggi Gallo sarebbe amministratore delegato di Equalize Srl, una società di investigazioni e analisi, il cui socio di maggioranza sarebbe Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera Milano, che sarebbe indagato ma non agli arresti. Tra gli indagati figurerebbero anche Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del patron di Luxottica e il banchiere Matteo Arpe.

Sembrerebbe che l’associazione a delinquere individuata dalla Procura di Milano avrebbe prelevato dalle banche dati informazioni sui conti correnti, precedenti penali e altro per rispondere alle richieste di presunti clienti. Queste informazioni, poi, sarebbero state “vendute” alla stampa o utilizzate anche come merce di scambio per altre informazioni. Tra i dati scaricati vi sarebbero anche quelli riconducibili ad esponenti politici italiani.

Milano, prelevate migliaia di informazioni

Secondo le indagini, portate avanti dalla Dda di Milano e dalla Direzione nazionale antimafia, sarebbero migliaia le informazioni riservate prelevate dagli imputati, che dovranno quindi rispondere dei reati di associazione per delinquere, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazioni abusive, corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Al momento, oltre all’agenzia Equalize Srl, sequestrata preventivamente, sarebbe sotto inchiesta anche un’altra società di investigazioni, la Skp di Milano.

Milano, la ricostruzione del caso dossieraggio

Le informazioni sul nuovo caso dossieraggio sarebbero ancora tutte da prendere in considerazione. Sembrerebbe comunque, secondo quanto reso noto ieri da un comunicato del procuratore milanese Marcello Viola, che sia coinvolta un’organizzazione “dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle Banche Dati Strategiche Nazionali, quali Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva ecc.“.

Il fatto che nel caso siano coinvolte l’archivio centralizzato dei procedimenti penali (Sdi) e la banca dati delle movimentazioni economiche (Serpico) preoccupa principalmente perché i dati contenuti in queste banche permetterebbero di ricostruire un quadro pressoché completo della vita privata di un individuo. Tra le banche dati a cui gli hacker hanno avuto accesso vi sarebbe anche il Siva, ovvero il Sistema informativo valutario, che collabora con le Sos (Segnalazioni di operazioni sospette dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia), già coinvolte nell’inchiesta su Pasquale Striano.

Sembrerebbe inoltre che l’attività degli indagati proseguisse da diversi anni e che parte degli accessi abusivi fossero messi in atto “bucandoi sistemi di protezione informatica delle banche dati e anche attraverso l’utilizzo delle password che gli appartenenti alle forze di polizia avevano a disposizione sul posto di lavoro. Le indagini sono state condotte dai carabinieri del nucleo di Varese, in collaborazione con i pm Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi, coordinati dalla Procura di Milano. Al centro dell’inchiesta, oltre a Gallo e Pazzali, vi sarebbero consulenti informatici e hacker.

Il caso assume una piega ancora più inquietante se si considera che i consulenti informatici erano collaboratori di due società di consulenza utilizzate da più procure italiane in indagini tecnologicamente avanzate. Uno di questi inoltre sarebbe già finito al centro di un’inchiesta, in quanto sembrerebbe che avesse venduto i suoi servizi ad un cliente che aveva chiesto lo spionaggio abusivo di profili Whatsapp di un colonnello dei carabinieri e di un brigadiere, gli stessi che avevano nominato l’informatico come “ausiliario di polizia giudiziaria“,

Da ieri sarebbero in corso, poi, decine di perquisizioni affinché sia possibile comprendere quanto a fondo fosse radicato il progetto di spionaggio. Tali perquisizioni sarebbero in corso anche all’estero, con l’ipotesi di associazione a delinquere, intercettazioni abusive, accesso abusivo a sistema informativo, corruzione e rivelazione di segreto.

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