Tensioni in Libano: paura per i civili dopo l’attacco israeliano

La comunità internazionale è chiamata a monitorare attentamente la situazione

Redazione
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Nuovo attacco dell’Israele contro l’Unifil in Libano. Secondo quanto riportato dalla missione delle Nazioni Unite, martedì scorso i soldati dell’IDF hanno aperto il fuoco su un posto di osservazione situato vicino al villaggio di Dhayra, al confine tra Libano e Israele. La missione ha specificato che le guardie di servizio sono state costrette a ritirarsi per evitare di essere colpite, data l’estrema precarietà della situazione di sicurezza, che si inserisce in un contesto di attacchi non identificati.

Nel frattempo, la situazione a Khan Younis, nella Striscia di Gaza, ha visto un raid aereo dell’esercito israeliano provocare la morte di almeno 38 persone, secondo quanto riportato da Al Jazeera e confermato da fonti mediche. Tra le vittime, 14 erano minorenni, alcuni dei quali hanno perso la vita a causa del fumo causato dall’esplosione dei missili israeliani. È tragico che ben 13 di questi giovani appartenessero alla stessa famiglia. Le immagini dall’ospedale Nasser mostrano corpi esanimi, mentre i familiari si affrettano a dare l’ultimo saluto prima della sepoltura, testimoniando la drammaticità di una situazione in cui i residenti non sono stati avvertiti in anticipo degli attacchi.

Libano: cosa sta accadendo

La violenza non si è fermata qui. Almeno tre giornalisti sono stati uccisi in un attacco aereo israeliano contro una guesthouse in Libano orientale, un luogo dove alloggiavano diversi reporter. Secondo i media locali, tra le vittime figurano un cameraman e un ingegnere che lavoravano per Al-Mayadeen, un’emittente filo-iraniana, e un cameraman di Al-Manar, legata a Hezbollah. Altri giornalisti presenti hanno confermato che il bungalow in cui si trovavano è stato colpito deliberatamente.

Ziad Makary, ministro dell’Informazione libanese, ha accusato Israele di aver attaccato intenzionalmente i giornalisti, definendo l’accaduto un “crimine di guerra”. In un post su X, ha dichiarato: “Il nemico israeliano ha atteso la pausa notturna dei giornalisti per tradirli nel sonno. Questo è un assassinio, pianificato con monitoraggio e tracciamento. Erano presenti 18 giornalisti di sette istituzioni mediatiche. È inaccettabile“.

In aggiunta, un attacco israeliano ha reso inutilizzabile il valico di frontiera di Qaa, tra Libano e Siria, come annunciato dal ministro dei Trasporti libanese, Ali Hamieh. Il ministro ha spiegato che i danni causati impediscono il passaggio dei veicoli e ha indicato che l’attacco è avvenuto a pochi metri dalle guardie di frontiera siriane, mettendo in luce il rischio di escalation nella zona. Israele ha accusato Hezbollah di contrabbando di armi attraverso i valichi di confine.

Nel contesto di queste tensioni, l’IDF ha annunciato di aver ucciso Abbas Adnan Moslem, il capo delle forze d’élite di Hezbollah nella regione di Aitaroun, in Libano. Secondo le forze armate israeliane, Moslem era responsabile di numerosi attacchi missilistici contro obiettivi israeliani. Questo evento segna un ulteriore capitolo nella lunga e complessa storia di conflitto tra Israele e Hezbollah, contribuendo a un clima di tensione e violenza che continua a caratterizzare la regione.

Questi sviluppi segnano un ulteriore deterioramento della situazione in Medio Oriente, con un incremento degli attacchi e delle vittime civili che destano preoccupazione a livello internazionale. L’assenza di un dialogo efficace tra le parti coinvolte sembra aggravare la crisi, rendendo difficile una risoluzione pacifica e sostenibile. La comunità internazionale è chiamata a monitorare attentamente la situazione, al fine di prevenire un ulteriore aumento delle ostilità e delle perdite di vite umane.

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