Trump: “Se rieletto licenzierò in due secondi chi mi indaga”. I premi Nobel con Kamala Harris

Un sondaggio del Wall Street Journal mostra un vantaggio di 2 punti di Trump a livello nazionale. Il tycoon viene sostenuto soprattutto per le soluzioni che propone riguardo alle tematiche dell'inflazione, dell'economia, delle tasse e del sostegno alle piccole imprese

Redazione
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A 11 giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi già 28,5 milioni di cittadini hanno votato in 36 stati tramite posta o di persona. Ma la campagna dei candidati Donald Trump e Kamala Harris continua. Gli sfidanti e i loro staff si concentrano soprattutto nel cercare ogni minimo passo falso dell’avversario per convincere gli indecisi. Intanto la dem e il repubblicano continuano a ricevere l’endorsement dei vip che si schierano sempre di più da una parte o dall’altra, fino a partecipare direttamente ai loro comizi.

Staff Harris: “Trump vuole comandare come un dittatore”

In un’intervista trasmessa dal podcast dell’opinionista conservatore Hugh Hewitt, è stato domandato a Trump se, nel caso rieletto, grazierà oppure licenzierà il procuratore speciale Jack Smith. L’uomo in questione è il titolare delle inchieste federali contro Trump che è accusato di aver tentato di invertire i risultati delle elezioni del 2020 e di aver trasferito documenti presidenziali classificati nella residenza privata di Mar-a-Lago, in Florida.

Il tycoon ha dichiarato senza mezzi termini: “Oh, è molto facile. Molto facile. Lo licenzierei in due secondi”. Negli Usa il presidente non può assumere o licenziare i procuratori speciali, perché sono compiti che spettano al procuratore generale. Ma molti esperti si aspettano che nel caso Trump diventasse di nuovo presidente, nominerà un procuratore generale incaricato di annullare entrambe le inchieste federali a suo carico.

Non tarda la risposta dello staff di Kamala Harris, che sfrutta la dichiarazione del tycoon per ribadire il fatto che il repubblicano non è affatto idoneo a tornare alla presidenza. Il portavoce di Harris, Ammar Moussa, diffonde la nota in cui scrive che “Trump pensa di essere sopra la legge e questi ultimi commenti sono esattamente in linea con gli avvertimenti fatti dal suo ex capo dello staff – John Kelly – che vuole comandare come un dittatore con poteri senza controllo“. Conclude avvertendo gli elettori che l’America non può rischiare un’altra presidenza del repubblicano.

L’affermazione di Trump su Smith è un’ulteriore spinta per la candidata democratica per attaccarlo durante i comizi e le interviste. Ultimamente ci sono state delle forti affermazioni del tycoon e anche di coloro che hanno lavorato con lui, che vengono usate dai democratici per dimostrare che il repubblicano non è adatto a comandare il paese. Un esempio sono proprio le dichiarazioni di Kelly, che accusa Trump di essere fascista, oppure la denuncia di molestie da parte dell’ex modella Stacey Williams.

La campagna elettorale continua

I candidati continuano senza freni la loro campagna elettorale: Trump è appena stato in Nevada e in Arizona, mentre Harris ha terminato il tour in North Carolina e in Georgia. La dem, nel suo comizio ad Atlanta, la capitale della Georgia, ha ospitato sul palco per la prima volta l’ex presidente Obama. Hanno presenziato anche Bruce Springsteen e Spike Lee.

Springsteen ha dichiarato che “Trump corre per diventare un tiranno americano e non capisce questo Paese. L’unico candidato da votare è Kamala Harris”. Lee ha invece affermato che “il potere è conoscere il tuo passato. La Georgia è dove si sta scrivendo il futuro. La Georgia si sta facendo vedere, non importa che tipo di imbrogli e sotterfugi. Oggi non possiamo essere ingannati, imbrogliati, fuorviati”.

Oggi entrambi faranno tappa in Texas. Trump sarà ad Austin, dove parlerà di immigrazione, mentre Harris parlerà del diritto di aborto in un comizio a Houston, in cui parteciperà anche la star afroamericana Beyoncé. La dem l’aveva invitata anche ad agosto, ma la cantante non aveva accettato. Harris non è sostenuta solo dai vip del mondo dello spettacolo, ma anche da 82 Premi Nobel che hanno firmato una lettera in cui denunciano Trump per i tagli “nel campo della ricerca” e le sue convinzioni “sul cambiamento climatico”.

Il vantaggio di Trump

Ma se moltissime star e intellettuali danno il loro endorsement a Harris, questo non influenza la popolazione statunitense: il Wall Street Journal mostra Trump in vantaggio a livello nazionale di 2 punti, che però non consolida le posizioni nei 7 Stati chiave. Trump è sicuramente in vantaggio però sul tema dell’inflazione e le questioni economiche. Alla domanda su quale candidato gestirebbe e renderebbe più forte l’economia, un sondaggio della Cnbc mostra che il repubblicano è in vantaggio di 7 punti.

E anche per le tasse e il sostegno alle piccole imprese prevale il tycoon. Nella regione della Rust Belt, un tempo centro dell’industria pesante statunitense, convincono gli elettori le dichiarazioni di Trump sui dazi e l’Ue. Il tycoon ha infatti definito l’Europa come una “mini Cina”, perché i paesi del Vecchio Mondo non acquistano più dagli Usa auto e prodotti agricoli, “non prendono niente”.

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