Pnrr, truffe sugli appalti e i finanziamenti: arresti a Frosinone e Palermo

La Procura europea avrebbe ottenuto il primo risultato significativo nella lotta agli illeciti sui fondi del Pnrr; tra gli indagati vi sarebbe anche il sindaco di Ceccano, in provincia di Frosinone, che avrebbe preso parte ad un'associazione a delinquere con lo scopo di pilotare bandi e appalti relativi ai fondi europei

Redazione
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La Procura europea continua ad indagare su presunti illeciti riguardanti l’erogazione e l’utilizzo dei fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) nei vari Paesi membri, con la speranza di individuare velocemente eventuali malfattori e permettere che i finanziamenti dell’Ue vengano utilizzati per gli scopi per cui sono stati creati. Il primo caso in cui la Eppo, ovvero l’organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell’UE, ha ottenuto risultati sul reato di corruzione legato al Pnrr ha avuto luogo proprio in Italia.

Un’indagine diretta dall’ufficio di Roma della Procura europea ha infatti permesso di sgominare un gruppo di persone che sarebbero accusate di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione per l’aggiudicazione di appalti di lavori pubblici finanziati col Pnrr e per l’accoglienza dei migranti. Nei confronti di questi sospettati, tra cui vi sarebbero imprenditori e professionisti delle province di Frosinone e Napoli, oltre a funzionari e dipendenti di un Comune in provincia di Frosinone, il Tribunale avrebbe emesso misure cautelari personali e sequestri.

Un secondo filone di indagine avrebbe invece riguardato il territorio palermitano, dove sarebbero finiti sul registro degli indagati 4 sospettati. Anche in questo caso l’accusa è di indebita percezione di erogazioni pubbliche e di malversazione. Questi reati sono stati contestati a due società operanti nel settore del commercio di generi alimentari e di arredi da bar, che sarebbero però gestite dallo stesso nucleo di persone.

Pnrr, le indagini nel frusinate

L’indagine che ha riguardato gli imprenditori e i funzionari di Ceccano è stata denominata “The good lobby” ed ha coinvolto gli investigatori della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Frosinone e del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine di Roma. Sembrerebbe che gli indagati fossero parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per ottenere l’aggiudicazione di appalti di lavori pubblici, finanziati con i fondi europei del Pnrr e destinati all’accoglienza migranti.

Tra gli arresti, infatti, figura anche Roberto Caligiore, sindaco di Ceccano, che si trova ora agli arresti domiciliari. Con esso sono indagati due geometri comunali, tre ingegneri, due architetti, due commercialisti, un avvocato, due imprenditori; per alcuni di essi è stato disposto il divieto di esercitare la professione, mentre per due di questi è stato emesso il divieto di partecipare a bandi futuri.

Pnrr, i sequestri e gli arresti a Palermo

L’indagine di Palermo, condotta dai finanzieri del Comando provinciale, ha previsto per il momento il sequestro di beni del valore di 165 mila euro per indebita percezione di erogazioni, come confermato dal controllo amministrativo condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo. Secondo quanto emerso dalle indagini, sembrerebbe che le due società abbiano percepito quattro finanziamenti del valore totale di un milione di euro provenienti dagli incentivi per “la transizione digitale ed ecologica delle Pmi con vocazione industriale” e per la “partecipazione delle Pmi a fiere e mostre internazionali“.

Gli accertamenti delle autorità hanno però permesso di dimostrare che i finanziamenti ottenuti dalle società sono stati utilizzati per spese estranee alle finalità dei finanziamenti e che gli indagati avrebbero anche rendicontato costi per importi sovrafatturati o, in alcuni casi, per  operazioni inesistenti, tanto da ottenere anche importi superiori a quelli che avrebbero dovuto spettare alle due aziende. Secondo gli inquirenti, i sospettati avrebbe fatto figurare le società come entità diverse anche se in realtà erano gestite come un unicum, tramite l’impiego strumentale di schermi societari riconducibili ad un unico management familiare.

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