Stefano Dal Corso e l’ennesimo tentativo di archiviare il caso

La Procura di Oristano ha ignorato la richiesta di comparare i DNA trovati sul lenzuolo intorno al collo di Stefano Dal Corso con quelli delle persone presenti il giorno della sua morte. Il 9 ottobre è arrivata la seconda richiesta di archiviazione, scatenando nuove polemiche e lasciando irrisolti molti dubbi sulla sua morte

Lucrezia Caminiti
7 Min di lettura

Stefano Dal Corso, giovane detenuto romano, è deceduto il 12 ottobre 2022 nel carcere sardo di Casa Massama, a Oristano, in circostanze ancora non del tutto chiare. La sua morte ha sollevato numerosi interrogativi, e la famiglia, insieme ai legali, continua a chiedere verità e giustizia. Oggi, alla Camera dei deputati, si è tenuta una conferenza stampa con la partecipazione di Rita Bernardini, Roberto Giachetti, Ilaria Cucchi, l’avvocata Armida Decina e Marisa Dal Corso, sorella di Stefano, per fare il punto sulle informazioni disponibili e sui nodi irrisolti del caso.

La famiglia continua a chiedere approfondimenti sulle circostanze della morte, soffermandosi su un punto cruciale emerso durante l’autopsia avvenuta recentemente. I legali hanno chiesto che venisse comparato il DNA trovato sul lenzuolo che avvolgeva il collo di Stefano con quello delle persone in servizio quel giorno presso la struttura circondariale. Nonostante queste richieste, però, la Procura di Oristano ha presentato, il 9 ottobre, una seconda richiesta di archiviazione del caso, facendo emergere ancora una volta la frustrazione e i dubbi di chi cerca chiarezza su quanto accaduto.

L’archiviazione e la richiesta di comparazione del DNA

Nel suo intervento, l’avvocata Armida Decina ha fornito un aggiornamento dettagliato sulle indagini, concentrandosi sui risultati dell’autopsia eseguita sul corpo di Stefano Dal Corso, finalmente autorizzata dopo sette richieste di archiviazione. L’autopsia, eseguita due anni dopo la sua morte, ha incontrato notevoli difficoltà a causa dello stato di deterioramento del corpo, rendendo complicata la raccolta di prove affidabili.

Nonostante questo, l’esame ha evidenziato un dettaglio rilevante: l’osso del collo di Stefano era integro. Un elemento che ha sollevato dubbi sull’ipotesi del suicidio per impiccamento e che ha smentito la causa di morte indicata dal medico della struttura. Inoltre, la posizione del corpo, con i piedi che poggiavano sul letto, è stata definita “atipica”, lasciando aperta la possibilità di una causa di morte diversa.

Tra i risultati emersi, è stata anche segnalata la presenza di DNA estraneo sul lenzuolo intorno al collo di Stefano. L’avvocata Decina ha sottolineato l’importanza di comparare questo DNA con i profili genetici delle persone che quel giorno sono entrati a contatto con Stefano Dal Corso, ma la Procura di Oristano ha ignorato la richiesta, presentando invece, il 9 ottobre, una seconda istanza di archiviazione del caso. Infine, l’autopsia ha rilevato la presenza nel sangue di sostanze previste dal piano terapeutico di Stefano, ma il tempo trascorso ha reso impossibile stabilire con precisione le quantità, una variabile che potrebbe chiarire se le sue condizioni fossero compatibili con un impiccamento o una diversa causa di morte.

Marisa Dal Corso: “Più andiamo avanti più la situazione diventa un mistero”

Dopo l’avvocata Decina, Marisa Dal Corso ha preso la parola. Nel suo intervento, ha espresso la sua delusione per questa decisione, affermando che “più andiamo avanti, più la situazione diventa un mistero”. Ha inoltre richiamato l’attenzione su aspetti fondamentali non ancora chiariti: come sia possibile che il DNA di altre persone sia presente sul lenzuolo e come, nonostante questa prova, si continui a negare l’esistenza di altre piste investigative.

La sorella di Stefano ha lanciato un appello diretto al ministro della Giustizia Carlo Nordio, definendo inaccettabile l’ennesima archiviazione di un caso che solleva ancora così tanti dubbi. Marisa Dal Corso ha poi concluso sollevando una questione etica e procedurale: “I detenuti non vengono toccati senza guanti dalla penitenziaria, figuriamoci da morti. Chi ha toccato il corpo di mio fratello a mani nude e perché non si fa chiarezza su questo?

L’appoggio di Ilaria Cucchi

Presente in modalità telematica alla conferenza, anche Ilaria Cucchi che ha manifestato il suo sostegno alla battaglia della famiglia Dal Corso. Parlando dalla sua esperienza personale, ha sottolineato quanto sia devastante affrontare una giustizia che sembra negare non solo il diritto alla verità, ma anche il valore della vita umana. “Marisa chiede verità, non solo giustizia. Negargliela è una forma di violenza che non possiamo permettere”.

Cucchi ha inoltre dato aggiornamenti sul suo disegno di legge presentato lo scorso febbraio per rendere obbligatorie le autopsie in tutti i casi di morte sospetta in carcere. La proposta, ha annunciato, è stata assegnata alla Commissione Giustizia del Senato solo di recente, e rappresenta un passo importante verso una maggiore trasparenza nei decessi avvenuti in custodia.

Le parole di Giachetti e le responsabilità dello Stato

Roberto Giachetti, insieme a Rita Bernardini, ha infine ricordato un aspetto fondamentale di tutta questa vicenda: la responsabilità dello Stato nei confronti dei detenuti: “Le persone in carcere sono affidate allo Stato, e spetta allo Stato accertare la verità sulle loro morti“.

In particolare, Giachetti ha criticato duramente chi ha scelto di non autorizzare tempestivamente un’autopsia completa sul corpo di Stefano, lasciando irrisolti dubbi che avrebbero potuto essere chiariti immediatamente. Nelle sue parole, ha ricordato una lettera di Stefano scritta poco prima della sua morte, in cui manifestava il desiderio di uscire al più presto per riniziare una nuova vita e riabbracciare sua figlia: “Non considerare il contesto di quella lettera e il suo contenuto significa ignorare elementi fondamentali per l’accertamento della verità” ha concluso.

La conferenza stampa di oggi ha sottolineato ancora una volta la mancanza di risposte chiare e la frustrazione della famiglia Dal Corso di fronte all’ennesima richiesta di archiviazione.

Marisa Dal Corso, insieme ai suoi legali e sostenitori, ha promesso di presentare opposizione alla nuova archiviazione, continuando a lottare per far luce su cosa sia realmente accaduto a suo fratello Stefano. Una cosa è certa: la ricerca della verità non si fermerà qui.

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