Piantedosi in difesa delle forze dell’ordine: “I nostri poliziotti sono apprezzati nel mondo”

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi rivendica un certo rispetto che deve essere portato all'Italia e alle decisioni che da essa vengono prese, in riferimento al rapporto Ecri pubblicato ieri dal Consiglio d'Europa

Redazione
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È incredibile che una organizzazione internazionale che dovrebbe tutelare i diritti umani, promuovere l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa possa fare simili affermazioni, del tutto destituite di fondamento“. Si sfoga così, al Corriere della Sera il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, commentando il rapporto dell’Ecri, che ieri ha duramente criticato il nostro Paese, le sue istituzioni e anche le sue forze dell’ordine.

Tale rapporto è una vera e propria denuncia da parte della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) nei confronti delle Forze dell’ordine italiane. In questa ultima relazione redatta dal Consiglio d’Europa, la quarta dedicata all’Italia, Strasburgo accusa le forse di polizia di profilazione razziale durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana.

Aggiornato ad aprile 2024, il rapporto, adottato l’estate scorsa e pubblicato il 22 ottobre, evidenzia che “le autorità non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale. Si chiederebbe quindi all’Italia uno studio completo e indipendente sulla situazione, che però non è stato ovviamente apprezzato dal ministro dell’Interno, il quale ha tentato di difendere a spada tratta le forze di polizia che “sono apprezzate in Italia e nel mondo quali baluardi della democrazia, della difesa dei più deboli e della vicinanza ai problemi quotidiani dei cittadini“.

Piantedosi: “Il decreto sui Paesi sicuri rafforzerà il sistema dei rimpatri

Non si tratta dell’unica nota dolente che il ministro dell’Interno ha dovuto ascoltare. Per quanto riguarda il decreto sui rimpatri, infatti, Matteo Piantedosi ha precisato che la scelta di aver individuato per legge l’elenco dei Paesi sicuri si incasella “nell’ambito del rafforzamento del sistema dei rimpatri, proprio per completare l’azione proficua che stiamo svolgendo per contrastare le partenze irregolari“. Peraltro ricorda che tale rafforzamento riguarda un obiettivo richiesto dalla stessa Ue.

L’elenco non si fonda su elementi opinabili ma su precisi parametri nonché su informazioni acquisite da organizzazioni internazionali“, continua il ministro specificando che “l’Italia non rimpatria persone in Afghanistan, come pure fanno altri Paesi europei di cui non è in dubbio la vocazione al rispetto dei diritti fondamentali delle persone“.  

Piantedosi non si ferma qui e prosegue difendendo anche la decisione presa sui dei centri in Albania: “Le nuove regole europee richiedono all’Italia di organizzarsi per l’accoglienza e il trattenimento di diverse migliaia di persone“. Spiega e fa notare, inoltre, che rinunciare ad un’opportunità come quella di ben 880 posti offerti con l’utilizzo dei centri in Albania sarebbe stato “illogico“, in quanto “Quando il sistema andrà a pieno regime, la conseguente deterrenza sulle partenze irregolari determinerà un significativo risparmio sugli attuali costi dell’accoglienza“.

A gravitare intorno a queste dinamiche, nonché reazione causa-effetto, è lo scontro emerso tra l’esecutivo e la magistratura che il ministro dell’Interno non teme di commentare. “Io non credo si possa dire che ci siano stati attacchi alle toghe da parte del governo. Se può essere legittimo e comprensibile che i magistrati liberamente esprimano le loro opinioni credo che analoga prerogativa non possa essere negata alla politica“, continua Piantedosi, concludendo causticamente che “ogni possibile obiezione ai contenuti degli atti giudiziari sia effettuata attraverso le impugnazioni“.

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