Trump e l’assalto al Campidoglio, un testimone: “Sapeva già tutto 3 ore prima del messaggio ai sostenitori”

Il procuratore Jack Smith ha pubblicato 1889 pagine di allegati e sta cercando in tutti i modi di dimostrare che Trump è processabile per la vicenda del 6 gennaio, dato che in una sentenza di luglio la Corte Suprema aveva stabilito che un presidente non può essere processato per gli atti ufficiali svolti mentre è in carica

Redazione
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Donald Trump o Kamala Harris? Mancano soltanto due settimane e il mondo conoscerà finalmente il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti. In questo contesto di tensione per l’avvicinarsi del 5 novembre, l’Election Day, il candidato repubblicano deve far fronte anche a una certa questione non di poco conto che lo riguarda: sono stati pubblicati i documenti contro di lui riguardo al suo coinvolgimento nell’assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill. Il tycoon aveva chiesto di evitare la pubblicazione perché potrebbe influenzare le elezioni imminenti, ma questa richiesta è stata rifiutata.

Trump e l’assalto del 6 gennaio

Il 6 gennaio 2021 ci fu il famoso assalto al Campidoglio negli Stati Uniti, quando i sostenitori di Trump decisero in massa di ribellarsi per la vittoria alle elezioni di Joe Biden, facendo irruzione al Campidoglio dove stava avvenendo la certificazione del risultato delle elezioni. Spronati dallo stesso Trump che giudicava le elezioni truccate, migliaia di repubblicani misero in atto un vero e proprio assalto, superando i blocchi di polizia e occupando l’edificio.

L’irruzione venne accompagnata da atti vandalici e violenti scontri con la polizia, e si concluse dopo 3 ore con feriti e anche 5 morti. Trump non condannò l’attacco quel giorno, ma si limitò a spronare i manifestanti a tornare a casa, giustificando la vicenda come conseguenza delle elezioni truccate.

Assalto a Capitol Hill (Trump)
Assalto a Capitol Hill, 6 gennaio 2021

I documenti pubblicati

Il tycoon sta affrontando un processo per quell’evento e davanti al Tribunale di Washington deve difendersi dalle accuse di “aver cospirato contro gli Stati Uniti e ostruito la proclamazione di Joe Biden come nuovo presidente”. Ora sono state pubblicate delle prove contro di lui che dimostrano che sapesse del violento attacco già 3 ore prima del messaggio che inviò ai suoi sostenitori di ristabilire l’ordine. Il procuratore speciale Jack Smith ha pubblicato 1889 pagine di allegati agli atti sottoposti il 2 ottobre al giudie Tanya Chutkan, che gestisce il processo contro Trump.

Il materiale è moltissimo, ma è pieno di parti cancellate e con poche novità, tra cui la testimonianza anonima di un usciere della Casa Bianca, interrogato dalla commissione parlamentare che ha indagato la vicenda negli anni scorsi. L’uomo ha rivelato che fu lui ad avvertire Trump della manifestazione violenta. Alle 13.21 lo avvertì che le televisioni avevano interrotto la trasmissione di un suo discorso perché era in corso “una rivolta al Campidoglio”. 

Il dipendente ha raccontato di averlo ripetuto due volte a Trump, ma lui non reagì. Ha dichiarato che gli tolse il cappotto, prese un televisore e gli consegnò il telecomando, poi andò a prendere una Cola Cola dietetica per l’allora presidente, che si trovava nella Sala da Pranzo Ovale. E solo alle 16.17, tre ore dopo averlo saputo, il tycoon decise di pubblicare un videomessaggio per invitare i suoi sostenitori a calmarsi.

Già nei documenti del 2 ottobre erano contenute testimonianze ufficiali che la stampa già conosceva, come la reazione di Trump quando gli dissero che i manifestanti minacciavano il suo vice per essersi rifiutato di bloccare il processo di ratifica della nomina di Biden. Il tycoon rispose: “E allora?”.

Il punto cruciale di queste nuove pubblicazioni non sta nel contenuto dei documenti, ma nel fatto che sono stati pubblicati in prossimità delle elezioni statunitensi. Infatti gli avvocati di Trump John Lauro e Todd Blanche avevano chiesto al giudice di impedire al procuratore Smith di pubblicare questi nuovi atti, per l’influenza che potrebbero avere nelle elezioni imminenti. Ma Chutkan ha respinto questa richiesta, sostenendo che non pubblicarli rappresenterebbe una violazione del diritto degli elettori di essere informati. Comunque il Tribunale ha cancellato tutte le testimonianze rese privatamente e ha tolto i nomi dei testimoni.

Il procuratore Smith sta cercando in tutti i modi di dimostrare che Trump è processabile, dato che in una sentenza di luglio la Corte Suprema aveva stabilito che un presidente non può essere processato per gli atti ufficiali svolti mentre è in carica. Per Smith invece Trump è processabile almeno per una parte delle accuse e sta cercando di puntare su altri elementi, come la reazione all’annuncio che Pence era in pericolo, sostenendo che in quel caso “ha agito a titolo privato come candidato, non come presidente”.

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