Tajani e le speranza sul cessate il fuoco a Gaza: “Israele ha raggiunto i suoi obiettivi”

Il ministro auspica una vicina fine del conflitto, nonostante i bombardamenti in Medio Oriente proseguano e le parole di Netanyahu non siano rincuoranti; sulla questione delle toghe, invece, Tajani ritiene sempre più necessaria una riforma della Giustizia che possa riequilibrare i poteri che fondano la democrazia

Redazione
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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani raggiungerà oggi il Medio Oriente, per una visita istituzionale in Israele e in Palestina, i due Paesi simbolo di un conflitto che al momento non sembra avere una fine all’orizzonte. Il vicepremier forzista, però, sembra nutrire notevoli speranze nei confronti della situazione mediorientale, consapevole che lo Stato ebraico potrebbe ormai aver raggiunto la maggior parte dei suoi obiettivi ed essere più propenso a dare avvio ad una nuova fase, quella della diplomazia.

Così, pian piano sembra prendere forma il piano del ministro degli Esteri, che ormai da mesi sottolinea come i Paesi arabi, quali l’Egitto, la Giordania, il Qatar, gli Emirati e l’Arabia Saudita, possano svolgere un ruolo centrale nel tavolo di negoziazioni tra Israele e Hamas, con l’obiettivo ovviamente di costruire una pace che sia efficiente e duratura. Uno sogno che per Tajani in poco tempo potrebbe diventare realtà anche se i segnali che giungono dalle zone di guerra non sembrano così rincuoranti. Le offensive nella Striscia di Gaza continuano a mietere morti ed Hezbollah, dal Libano, continua a bombardare Israele. Solo ieri sembrerebbe che un drone libanese abbia colpito la residenza del premier Benjamin Netanyahu, senza però provocare feriti.

La situazione è quindi in continua evoluzione e per il momento è possibile procedere solamente per ipotesi. Nel corso di un’intervista a Il Giornale, il ministro ha poi affrontato il delicato tema del presunto scontro tra toghe e politica in relazione all’ultimo strappo riguardante i dodici migranti del centro di Gjiader in Albania, che ieri sono tornati in Italia dopo che i giudici del Tribunale di Roma non hanno convalidato il loro trattenimento nel Paese extraeuropeo. Tajani ribadisce di non avere nulla contro i magistrati, eppure riconosce che al momento questi non siano realmente indipendenti e che sembrerebbe essere sempre più necessaria una riforma della giustizia che ristabilisca l’equilibrio tra poteri.

Tajani: “La missione Unifil deve essere rinforzata

Trattando della questione mediorientale, il vicepremier forzista ha sottolineato che al momento l’obiettivo italiano rimane quello di creare un percorso che possa portare ad una pace duratura. In questo senso, quindi, secondo Tajani è necessario che il Libano elegga un nuovo presidente che diventi finalmente un interlocutore “valido e autorevole” per lo Stato ebraico. Questo primo passo potrebbe infatti segnare una svolta non trascurabile nel conflitto e allo stesso tempo potrebbe garantire nuovamente la sicurezza dei contingenti Unifil, in cui sono presenti circa 1000 soldati italiani.

Tajani non ha dubbi: “La missione Unifil deve essere rinforzata, dobbiamo lavorare già da adesso a quella che potremmo chiamare ‘Unifil 3’“. Insomma, non vi sarebbe l’intenzione di far abbandonare la Blue Line ai Caschi Blu, in quanto questi svolgerebbero un ruolo fondamentale nel mantenimento della stabilità della Regione. Così, affinché i contatti e le relazioni siano pacifiche, Tajani ha proposto una divisione del territorio libanese in modo che le forze armate siano vicine ma non contrapposte. Una sorta di zona “cuscinetto” che si svilupperebbe in questo modo: “Unifil si troverebbe tra il confine israeliano fino al fiume Litani verso Nord, poi dal fiume, salendo ancora verso Nord vi sarebbe l’esercito regolare libanese e ancora più a Nord Hezbollah“.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani sull'offensiva a Kursk
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Ovviamente, il ministro degli Esteri ha sottolineato come questa soluzione debba essere accettata da tutte le parti che vi sono coinvolte, visto che tale distribuzione potrebbe essere necessaria anche per trovare un accordo su una seconda questione. “Bisogna lavorare per definire con certezza una linea di confine terrestre tra Israele e Libano che sia riconosciuta da tutti, così come è stato fatto per il confine marittimo grazie al ruolo della mediazione americana” ha infatti sottolineato il vicepremier di Forza Italia.

Tajani: “La magistratura deve applicare la legge, non cambiarla

Trattando poi della questione giuridica nata intorno al ritorno dei dodici migranti dall’Albania all’Italia, Tajani ha sottolineato che questo evento sarebbe l’ennesima dimostrazione della necessità di una riforma della Giustizia. “Vogliamo che ci sia la separazione delle carriere perché il sistema deve trovare un maggiore equilibrio” ha infatti sostenuto il vicepremier, dopo aver chiarito di non avere alcun tipo di contrarietà nei confronti dei magistrati italiani.

Antonio Tajani, ministro degli Esteri
Antonio Tajani, ministro degli Esteri

La cosa che aggrava il problema è che c’è stata nella nostra storia repubblicana una politicizzazione eccessiva della magistratura” ha poi aggiunto Tajani, evidenziando che nel momento in cui si permettere alla magistratura di avere una corrente legata ad un partito politico allora è impossibile che questa sia indipendente. “Si tratta di un problema istituzionale, non di un problema di destra o sinistra” ha dichiarato il ministro, mettendo l’accento sulla necessità che questa riforma sia appoggiata anche dalle opposizioni. “La magistratura deve applicare la legge, non può cambiarla” ha continuato Tajani, concludendo: “Non può decidere se una legge è giusta oppure no. Sono leggi approvate dal Parlamento“.

Sempre riflettendo sul tema dei centri in Albania, Tajani è stato incalzato sulla situazione francese e sulla possibilità che la Nazione di Macron possa adottare il sistema sperimentato dal governo Meloni. “Vedo una Francia che guarda sempre con maggiore attenzione ad una linea di fermezza per contrastare l’immigrazione irregolare” ha dichiarato Tajani, sostenendo che il governo francese potrebbe essereaperto al confronto e alla collaborazione con l’Italia“, visto che il modello Italia-Albania è seguito con interesse anche dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. “Attenzione: l’Albania non è il Ruanda, l’Albania è un Paese candidato a entrare nell’Ue” ha poi aggiunto Tajani, tentando di minimizzare le critiche che sono state rivolte all’esecutivo italiano.

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