Migranti, legge sui rimpatri. Nordio: “I giudici esondano dai loro poteri”

"Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi" ha dichiarato il ministro, sottolineando che tali decisioni potrebbero portare anche a gravi incidenti diplomatici

Redazione
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Il ritorno dei dodici migranti dal centro di accoglienza di Gjiader in Albania ha creato in Italia una serie di conseguenze che sembrerebbero aver riacceso il dibattito sul rapporto tra politica e magistratura. La decisione della prima sezione immigrazione del Tribunale di Roma, che non ha appunto convalidato il trattenimento dei migranti, ha infatti provocato lo sconcerto della maggioranza, convinta che ormai gli ostacoli più complessi dell’intesa tra Italia e Albania fossero stati superati. Dopo ben cinque mesi di ritardo sulla tabella di marcia, i centri di Schengjin e Gjiader erano entrati in funzione e a 5 giorni dall’apertura il primo gruppo di migranti era pronto a mettervi piede.

La loro permanenza è stata però più breve del previsto ed ora il governo Meloni deve prendere atto delle conseguenze che la decisione della Corte di Giustizia europea prima e del Tribunale di Roma poi porta con sé. Il ministro Piantedosi ha già annunciato che verrà presentato un ricorso in Cassazione e che i centri in Albania resteranno in funzione mentre si cerca una soluzione a quello che al momento sembrerebbe essere un cavillo burocratico.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, a margine di una conferenza a Palermo, ha deciso di commentare la decisione della magistratura italiana, ponendo l’attenzione non sul presunto scontro che potrebbe nascere tra maggioranza e magistratura, ma sul cortocircuito che si è verificato sulla materia. “Non può essere la magistratura a definire uno Stato più o meno sicuro, è una decisione di altissima politica. Prenderemo dei provvedimenti legislativi” ha infatti dichiarato il ministro, sottolineando nuovamente che il problema principale riguarda la divisione dei poteri tra politica e giustizia.

Nordio: “Il centrodestra non è contro la magistratura ma contro la sentenza

Il ministro della Giustizia ha voluto rassicurare gli animi di chi in queste ore ha temuto che la politica italiana volesse realmente dare avvio ad uno scontro con le toghe, a causa dei toni alterati che da ieri caratterizzano gli esponenti della maggioranza. La decisione del tribunale di Roma ha infatti colto di sorpresa il centrodestra, che non aveva dato fede alle dichiarazioni del Pd che già da giovedì aveva annunciato che il destino dei 12 migranti fosse quello del ritorno in Italia.

Nordio però ha voluto specificare che “la reazione della politica non è stata contro la magistratura ma contro il merito di questa sentenza che non condividiamo e riteniamo addirittura abnorme“. Secondo il governo, infatti, al momento la legislatura che regola le decisioni riguardanti i Paesi sicuri e quelli non sicuri non è adatta all’attualità, poiché lascerebbe intendere che in nessun caso sia possibile espellere dall’Italia, o da altri Paesi dell’Ue, gli immigranti clandestini. Il ministro ha quindi sostenuto che dovrebbero essere i singoli Stati a prendere la decisione su come considerare un Paese terzo, poiché ogni singola scelta potrebbe causare un incidente diplomatico.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Definire non sicuro un Paese amico come il Marocco può anche creare dei problemi” ha infatti dichiarato Nordio, portando come esempio quello degli Stati Uniti: “Se noi ritenessimo che non sono sicuri i Paesi dove vigono delle regole che noi abbiamo ripudiato come la pena di morte allora anche gli Usa non sarebbero sicuri“. Secondo il Guardasigilli, infatti, questa decisione rientra nelle questioni dialta politica” e proprio per questo non può essere lasciata nelle mani della magistratura, ma deve essere restituita ai governi delle singole Nazioni.

Sangiovanni: “Dopo decisione della Corte Ue, non potevamo fare altro

Sulla questione è intervenuta Luciana Sangiovanni, presidente della sezione specializzata diritti della persona e migrazioni del Tribunale di Roma che in un’intervista a La Stampa ha cercato di chiarire quali siano state le motivazioni che hanno spinto i sei giudici del tribunale a non convalidare il trattenimento dei 12 migranti nei centri in Albania. “Non potevamo fare altrimenti” ha dichiarato la presidente sottolineando che a seguito della sentenza della Corte europea di Giustizia anche i giudici italiani sono stati vincolati a quella decisione.

Per noi vale il principio introdotto dalla Corte di giustizia“, ha poi aggiunto Sangiovanni, chiarendo che secondo questo provvedimento “i Paesi sicuri per essere ritenuti tali devono esserlo in modo generale e uniforme. Non possono escludersi cioè parti di territorio o categorie di persone“. La presidente ha quindi concluso sostenendo che questo principio è ciò che effettivamente è stato riportato anche nella sentenza del Tribunale di Roma, poiché al momento non sarebbe possibile avere altri tipi di letture.

Su questo punto, quindi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio è stato chiarissimo: “Da ex magistrato riterrei quasi sacrilego pensare che il governo a cui appartengo dichiari guerra alla magistratura, come peraltro non è e non sarà mai“. Il Guardasigilli ha poi aggiunto di aver incontrato diverse volte i componenti dell’Associazione nazionale magistrati e di aver sempre cercato di instaurare un rapporto duraturo, nonostante alcune divergenze di opinioni, nel tentativo di mantenere sempre alta “l’efficienza della giustizia“.

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