Migranti, le opposizioni annunciano controlli nei centri in Albania: “Riflettori sempre accesi”

Nel primo controllo avvenuto ieri hanno partecipato il segretario di più Europa Riccardo Magi, due deputati del Pd Paolo Ciani e Rachele Scarpa e una di Avs Francesca Ghirra. Questi primi testimoni dell'opposizione parlano di un luogo simile a un "lager" e a un "carcere di massima sicurezza"

Redazione
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Il Pd e le altre opposizioni hanno annunciato una serie di continui controlli di parlamentari italiani ed europei nei centri di accoglienza migranti in Albania per monitorare la situazione. Lo slogan è “riflettori sempre accesi”.

Per la segretaria del Pd Elly Schlein il patto con l’Albania “spreca 800 milioni per violare il diritto fondamentale a chiedere asilo”. Quindi ha chiesto al governo “di chiarire quanto è costato portarvi con la prima nave 16 persone, di cui quattro sono dovute tornare indietro, due minori e due adulti fragili”. Per la dem non è possibile accettare “questo livello di disumanità” e per questo si è deciso di agire controllando continuamente la situazione.

Migranti, le testimonianze del primo controllo

Il primo ciclo di controlli alle strutture a Gjadër e Shëngjin, dove ci sono attualmente 12 profughi, è stato fatto ieri dal segretario di più Europa Riccardo Magi insieme a due deputati del Pd Paolo Ciani e Rachele Scarpa e una di Avs Francesca Ghirra. Assieme a loro le associazioni del Tavolo asilo e immigrazione. Li hanno accolti gli uomini delle Forze dell’ordine e della Prefettura. Nei centri tutto il personale è italiano, tranne un medico e due infermieri albanesi.

Sono tanti i problemi che emergono da questa prima visita di controllo. La presenza, per esempio, di poche centinaia di posti attualmente disponibili sugli oltre 1.000 annunciati. Poi la selezione sulle navi di chi può richiedere l’asilo, fatte con criteri ancora non del tutto chiari. Uno di questi è il possesso di documenti, ma spesso queste persone arrivano che non hanno niente, perché derubate in Libia.

La testimonianza del segretario di più Europa Magi racconta che il campo di Gjader è un luogo cheha tutte le sembianze di un lagerin cui “credo la parte migliore sia la sezione penitenziaria, e con questo dico tutto… Nel senso che almeno è la parte in cui vige un regolamento. Ci sono degli enormi punti oscuri nelle procedure seguite”. 

Il deputato Ciani spiega che la struttura è molto grande, “completamente recintata da grate metalliche, in alcuni punti anche come soffitto”. “Vere e proprie gabbie afferma, sottolineando che sembra un carcere di massima sicurezza. La prima area è quella per i richiedenti asilo, in cui ci sono “solo container, tipo campo rom”, dice Magi. Il carcere infine viene diretto dall’ex direttrice di Regina Coeli, Silvana Sergi, con 12 agenti di Polizia penitenziaria, sui 40 previsti. “La prima cosa che si nota – afferma Ciani – è che i lavori sono tutt’altro che finiti, manca più della metà”.

La deputata dem Scarpa parla della possibilità concreta che tutti gli ospiti debbano essere riportati in Italia. Racconta di aver avuto la garanzia che se oggi non verranno convalidati i trattenimenti dei migranti, che hanno tutti fatto richiesta di asilo, verranno riportati in Italia. “Se così sarà – e secondo me è plausibile viste le loro storie – ci troveremmo di fronte a un fallimento incredibile del governo Meloni“. 

Battaglie e proposte

Anche diversi parlamentari europei si aggiungono alla battaglia contro i centri in Albania. Cecilia Strada, per esempio, dichiara di voler richiedere alla Commissione Ue di “verificare la rispondenza alla legislazione comunitaria” del modello Albania e in caso contrario di “aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia”. Dal M5s interviene Alfonso Colucci che dichiara palese il fatto che “questi trasferimenti sono in violazione della recente sentenza della corte di giustizia europea che ha bocciato i criteri italiani per la qualificazione di paese di provenienza sicuro”.

Oltre a fare battaglia, le opposizioni avanzano anche delle proposte. Il Pd ha organizzato ieri un convegno sull’immigrazione a Roma chiamato “La Svolta necessaria” e ha presentato il suo progetto di legge per superare la Bossi-Fini: “governare il fenomeno dell’immigrazione, non subirlo” rendendo la migrazione “legale, semplice, sicura”.

Siccome il problema dell’Italia è che non si può entrare in modo regolare, l’ex ministro Graziano Delrio ha proposto di creare una lista in cui i migranti che vogliono entrare nel paese si devono iscrivere con nome e cognome, per rispondere, ad esempio, “ad una richiesta di lavoro”. Questo meccanismo consiste in una sponsorship da parte di aziende, università o altre realtà, per rendere legale l’accreditamento. Per Delrio “l’interesse nazionale è avere lavoratori e persone che stanno qui stabilmente e dignitosamente”, quindi è necessario un cambio di prospettiva e uno “spostamento delle competenze dal ministero degli interni al ministero del lavoro”. Infine c’è la semplificazione con i “permessi di soggiorno rilasciabili da parte del comune in 24 ore”.  

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