È stata faticosa come ogni manovra di bilancio, ma le discussioni anche aspre nella maggioranza hanno consentito alla fine di trovare un giusto equilibrio dal lato finanziario e soprattutto sociale. Si legge, in filigrana, uno “schema Giorgetti” che si può riassumere così: i sacrifici ci sono per tutti ma spalmati in modo proporzionale alle capacità di reddito e diluiti nel tempo.
Giorgia Meloni può tirare un sospiro di sollievo, almeno sui conti dello Stato, e potrà così dedicarsi ai dossier scottanti, a cominciare dalla vicenda Unifil che vede il contingente italiano in Libano esposto al fuoco della prima linea. Per restare alla manovra, si può ragionevolmente affermare che la maggioranza di destra-centro ha confermato ancora una volta la capacità di circoscrivere le divergenze e le tensioni per trovare un punto di caduta in cui tutti possono riconoscersi. Dovrebbe essere una lezione per opposizioni perennemente alle prese con una esasperata competizione interna.
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Per dire: Forza Italia considerava “roba da Unione Sovietica” la tassa sugli extraprofitti delle banche, invocata invece dalla Lega. La misura, il cui valore è stimato intorno ai 3,5-4 miliardi, è stata trasformata in un anticipo fiscale. Il contributo del sistema fiscale arriverebbe sotto forma di liquidità, senza prelievi fiscali o impatto sul patrimonio degli istituti. Si tratterebbe, in sostanza, di congelare per due anni i crediti di imposta delle banche sulle tasse future da pagare su fusioni e svalutazioni di crediti. “Congelare”, dunque, e non tassare. Si porrà un eventuale problema allorché, al termine del congelamento, quei crediti di imposta torneranno esigibili. In quel caso, si dovrà rimettere mano al bilancio dello Stato.
La manovra di bilancio è stata resa meno complicata dal netto miglioramento dei conti pubblici, favorito dalla forte crescita del gettito tributario previsto in ulteriore aumento, nei prossimi cinque anni, di 125 miliardi: una cifra monstre che segnalerebbe una più intensa azione di verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’attuale legge di bilancio vale all’incirca 30 miliardi, il governo immagina per i prossimi due anni altre manovre del valore di 35 miliardi per il 2026 e di 40 miliardi per il 2027. Nello stesso Consiglio dei ministri, che ieri sera ha licenziata la legge di bilancio, è stato approvato lo schema di decreto fiscale per anticipare già a fine anno alcune delle spese previste per il 2025.
Il buon andamento del gettito tributario ha permesso di trovare le risorse altrimenti indisponibili per destinare 3 miliardi al rinnovo dei contratti di medici e infermieri. Ai genitori con Isee sotto i 40 mila euro spetterà un bonus bebè di 1000 euro per ogni nuovo nato. Così pure, dopo aver infierito sul superbonus, viene confermato il bonus fiscale del 50% per le ristrutturazioni della prima casa e, da quel che si intuisce, non sono previsti limiti di reddito.
Si tratta, con ogni evidenza, di leggere l’articolato della legge per comprendere fino in fondo il tipo di impatto sociale che avrà sulle famiglie e sulle imprese. In questi casi, si conoscono i “titoli” dei singoli capitoli, sarà poi la lettura degli articoli a dare l’immagine definitiva e completa dei provvedimenti. Il diavolo, si sa, si annida sempre nei dettagli. Certo è che l’architettura della manovra, per come è stata disegnata, non troverà ostacoli di sorta quando sarà esaminata dalla Commissione europea.
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