Usa minaccia Israele: Stop invio armi se non si trova soluzione crisi umanitaria a Gaza entro 1 mese

La lettera di Washington a Gerusalemme con l'ultimatum doveva restare confidenziale, ma la stampa l'ha diffusa ed è così stata confermata anche dal portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller

Redazione
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Il segretario di Stato americano Antony Blinken e quello alla Difesa Lloyd Austin hanno inviato una lettera ai ministri israeliani della difesa e degli affari strategici Yoav Gallant e Ron Dermer. Nella missiva, pubblicata in forma completa dal Times of Israel, Washington chiede a Gerusalemme di adempiere ai suoi doveri, ovvero di trovare una soluzione alla crisi umanitaria a Gaza entro un mese, altrimenti gli Usa bloccheranno l’invio delle armi. Sono richiesti “passi concreti” e viene espressa “profonda preoccupazione” per una situazione in deterioramento in Palestina.

La lettera-ricatto degli Usa a Israele

Nonostante la lettera sia scritta con toni diplomatici e formali, il messaggio di Washington a Gerusalemme è quello di un ricatto, di un ultimatum: gli Usa continueranno a sostenere Israele e a inviare armi solo se il paese di Netanyahu rispetterà i suoi doveri, riassunti in tre punti: più aiuti umanitari a Gaza entro l’inizio dell’inverno, rendere più facile la consegna attraverso la Giordania e terminare l’isolamento della zona nord della Striscia

Il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu e Joe Biden

Le organizzazioni internazionali sono giorni che gridano aiuto per le condizioni di vita nella Striscia, che sono peggiorate soprattutto dopo le nuove operazioni dell’Idf nel nord di Gaza. Il World Food Programme (Wfp), l’agenzia dell’Onu per la sicurezza alimentare, ha dichiarato che la parte nord della Striscia “non ha avuto cibo, nessun aiuto alimentare in arrivo per tutto ottobre”. Inoltre l’ultimo bilancio fornito dal ministero della Salute, gestito da Hamas, riporta 42.344 morti, di cui 55 nelle ultime ore, e 99.013 feriti.

Il messaggio diplomatico inizialmente doveva restare privato, ma la stampa lo ha reso pubblico, portando gli Usa a doverlo confermare. “Era una comunicazione diplomatica privata che non volevamo rendere pubblica ma ora che lo è non abbiamo problemi a confermarla“, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller in un incontro con la stampa. Inoltre ha chiarito che la lettera è stata inviata domenica e non ha nascosto le richieste fatte a Israele dagli Stati Uniti, che vogliono “immediatamente vedere dei cambiamenti”. Ha affermato che la lettera è stata inviata perché Israele non si è impegnato abbastanza nelle ultime settimana riguardo la crisi umanitaria a Gaza.

Rifornimento armi Usa

Per lo Stato israeliano è fondamentale avere un continuo rifornimento di armi, perché secondo il Financial Times non ha abbastanza razzi e missili intercettori. Questa carenza dell’artiglieria cade proprio nel momento clou della guerra, con i fronti aperti a Gaza, in Libano e, probabilmente, fra poco anche in Iran. Se si realizza la minaccia statunitense di un embargo alle armi, Israele si ritroverebbe vulnerabile contro più nemici. È importante ricordare che in un anno di guerra gli Usa hanno dato quasi 18 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele. 

Questa è la minaccia più dura mai fatta dagli Usa a Israele dall’inizio del conflitto del 7 ottobre 2023. Per mesi l’amministrazione di Biden aveva rifiutato di considerare una revisione dei rifornimenti di armi, ma gli ultimi eventi e la crisi umanitaria a Gaza sempre più grave hanno portato a questo ultimatum. È da sottolineare che Israele è da più di 70 anni il più grande beneficiario di aiuti militari statunitensi nella storia: ha ricevuto circa 251,2 miliardi di dollari al netto dell’inflazione dal 1959.

Nel frattempo una squadra di soldati statunitensi e dei componenti per il funzionamento della batteria di difesa aerea Thaad (Terminal High-Altitude Area Defense) sono arrivati in Israele e altri militari e munizioni arriveranno nei prossimi giorni.

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