La legge 194 che regola la pratica dell’aborto in Italia continua a far discutere il sistema politico italiano. Da un lato c’è la maggioranza di governo che vorrebbe un’applicazione completa della legge, quindi con l’inserimento nei consultori di figure appartenenti ad associazioni Pro-vita che possano consigliare le donne sulla loro decisione, e dall’altro le opposizioni che unitamente ritengono che tale riforma sia solo un tentativo di manipolare le donne per controllare il loro corpo e le loro scelte.
Da ormai diversi mesi, le due parti in gioco continuano a scontrarsi sulla questione, aprendo dibattiti etici e politici che però portano ad un nulla di fatto. Oggi, la vicenda è stata riaperta sia dalle dichiarazioni di Elena Ugolini, candidata del centrodestra alla presidenza dell’Emilia Romagna, che si è detta favorevole alla presenza di “associazioni Pro-vita nei consultori se hanno titolo per esservi“, sia da una manifestazione che si è svolta a Torino contro l’applicazione della legge 194.
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Sul tema ha quindi deciso di intervenire anche il ministro per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, che ha attaccato duramente le opposizioni sostenendo che queste “non vogliano affatto difendere la legge 194, ma vogliano cambiarla“. La ministra ha infatti spiegato che fino all’insediamento del governo Meloni la legge che regola la pratica dell’aborto sia stata applicata solo in alcune parti e non nella sua interezza, lasciando da parte quelle azioni che potrebbe in qualche modo aiutare una donna che si reca ad abortire non per convinzione ma per pura e semplice necessità.
Roccella: “Non vogliamo che solo chi abbia le disponibilità economiche abbia un figlio“
Eugenia Roccella ha poi sottolineato che dal suo punto di vista “la sinistra non ha il coraggio di uscire allo scoperto“, dichiarando apertamente di voler modificare la legge 194, preferendo invece che a protestare nelle piazze siano sempre i centri sociali e “i gruppi delle antagoniste, che mi rifiuto di chiamare femministe“. In questo modo, secondo Roccella, si porterebbe avanti l’idea che per una donna l’unica scelta possibile, se non si può mantenere un figlio, sia quella dell’aborto. Decisione che invece potrebbe essere sostituita con aiuti di altro tipo che proprio le associazioni Pro-vita presenterebbero alla donna all’interno del consultorio.
“Finora l’applicazione della prima parte della legge, che tutela la libertà delle donne di non abortire se desiderano portare avanti la gravidanza ma si trovano in situazioni di difficoltà, è stata sempre affidata solo al volontariato” ha spiegato la ministra, aggiungendo ad oggi che in Piemonte è stata data attuazione ad una legge dello Stato che si intitola “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” che ha il compito di occuparsi proprio di queste specifiche situazioni.
Così secondo la ministra sarà più semplice per le donne prendere una decisione e si trasformerà realmente la maternità in una “libera scelta“, poiché non si precluderà la possibilità di avere dei figli a coloro che non dispongono delle capacità economiche per prendersene cura. “Alla sinistra chiediamo da tempo di dire da che parte sta, se contro la legge 194, o a difesa della maternità come libera scelta” ha concluso Roccella.
Lo scontro tra Ugolini e De Pascale in Emilia Romagna sull’aborto
Le parole della candidata del centrodestra Elena Ugolini hanno aperto uno scontro diretto con il candidato del centrosinistra Michele De Pascale proprio sulla questione dell’aborto. “Non sono assolutamente d’accordo con la presenza delle associazioni Pro-Vita nei consultori, come ha proposto, invece, la mia sfidante Elena Ugolini” ha infatti dichiarato De Pascale, commentando quanto sostenuto poco prima dalla sua avversaria. Quest’ultima, infatti, oltre a dichiarare di essere favorevole ai Pro-vita nei consultori, ha spiegato che a Forlì il colloquio con gli assistenti sociali ha permesso a 200 donne di evitare l’aborto.
Secondo De Pascale, invece, questo esempio non sarebbe calzante perché rientrerebbe in un processo ben diverso da quello previsto dalla legge 194. “Se una donna non vuole abortire, deve avere una risposta sociale per accompagnare la sua scelta. Se, invece, una donna ha fatto la scelta di abortire, nessuno si può permettere di renderla ancora più gravosa e pesante” ha infatti spiegato il candidato di centrosinistra, concludendo che “le battaglie politiche si danno fuori, non dentro la sanità pubblica“.
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