Il primo anniversario del 7 ottobre è passato, tra messaggi di cordoglio e solidarietà nei confronti di Israele e poche parole spese nei riguardi delle vittime innocenti che le offensive dello Stato ebraico hanno provocato negli ultimi dodici mesi in Medio Oriente. La guerra non accenna a fermarsi e l’Unione europea continua ad avere difficoltà a trovare una linea comune da sposare e seguire fedelmente. Così i Paesi membri dell’Unione continuano ad essere presenti nel territorio medio orientale ma solo per quanto riguarda gli aiuti umanitari.
Ciò che continua a mancare è una linea politica decisa che in qualche modo possa portare il conflitto alla sua fine e all’inizio di un dialogo diplomatico che concluda definitivamente le ostilità tra Israele e i territori a lei vicini. Non vi sarebbero dubbi sul diritto dello Stato ebraico di difendersi dagli attacchi, eppure la violenza con cui i raid israeliani stanno portando in ginocchio la Palestina, e ora anche il Libano, preoccupano sempre di più la comunità europea. Il richiamo al diritto internazionale è però pronunciato quasi sommessamente, nella paura che invece di migliorare le cose possa in qualche modo aumentare la furia del governo di Benjamin Netanyahu.
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Nella riunione della plenaria Ue tenutasi ieri è stata la presidente socialista Iratxe Garcia Perez a rendere tutti partecipi dell’indignazione del suo gruppo per quanto riguarda la tragica situazione in Medio Oriente. “Israeliani tenuti in ostaggio, 40.000 palestinesi uccisi, Gaza distrutta e il Medio Oriente in guerra: questa è l’eredità di Netanyahu” ha sostenuto l’eurodeputata ponendo l’attenzione su una situazione che non può essere più ignorata e a cui è oggi più che mai necessario trovare una soluzione.
Medio Oriente, Borrell: “Servono prese di posizione decise“
La presidente socialista ha quindi portato sul tavolo dell’Europarlamento una questione su cui troppo a lungo non è stata trovata una soluzione unitaria, mentre la guerra continuava ad imperversare con tutte le conseguenze del caso. Nel corso della plenaria, proprio a segnalare la difficoltà della comunità europea a esporsi realmente sul conflitto, erano presenti prevalentemente membri non graduati dei gruppi di maggioranza, probabilmente per evitare che si verificasse scontri nel corso del vertice.
Fino all’ultimo momento, inoltre, non era certa la presenza dell’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, il quale ha preso la parola solo alla fine del vertice, quando l’Aula in cui si stava svolgendo la plenaria era ormai quasi vuota. Il vicepresidente della commissione Ue ha tenuto in discorso che in parte sembrava criticare le decisioni prese dallo Stato ebraico, che si rifiuta di riconoscere che in guerra “non vi sono vittime buone o cattive, perché sono tutte uguali“.
L’alto rappresentante ha poi sottolineato come la soluzione “Due popoli, due Stati” ricercata dall’Ue e della maggior parte dell’Occidente non è applicabile proprio perché “una delle due parti in causa” continuerebbe ad opporsi. Borrell, a conclusione del suo intervento, ha però voluto evidenziare come parte della colpa per il proseguo del conflitto sia da imputare proprio all’Unione europea, che è totalmente assente nella ricerca di una diplomatica per il cessate il fuoco.
“In questo senso è importante avere prese di posizione serie come quella del presidente Macron” ha sostenuto l’Alto rappresentante, facendo riferimento alla richiesta del presidente francese di smettere di inviare armi ad Israele. Una dichiarazione che, però, ha scatenato l’ira di Benjamin Netanyahu che ha voluto parlare personalmente col leader dell’Eliseo per chiarire la questione.
Previsto un dibattito sulla situazione in Libano
La discussione della plenaria Ue sul conflitto in Medio Oriente potrebbe riprendere oggi, nel corso di un dibattito sulla guerra in Libano e sulla recente escalation in Iran che è prevista per la giornata di oggi. Anche in questo caso, come ieri, non è previsto alcun voto ma solamente l’apertura di un dialogo tra gli Eurodeputati. In una giornata che non coincide con l’anniversario dell’attacco ad Israele, però, è possibile che gli animi dei presenti si scaldino maggiormente e che possa essere compiuto qualche passo in avanti per quanto riguarda una posizione unitaria della comunità Ue sul conflitto.
Inoltre, nel vertice del 17 e 18 ottobre il dossier del Medio Oriente sarà centrale ed è anche previsto un appello per il cessate il fuoco e la de-escalation. Resta però da risolvere il continuo battibeccare tra socialisti e popolari, su posizioni completamente differenti sul conflitto. Da un lato i primi continuano a chiedere a gran voce la condanna delle “atrocità compiute da Israele“, mentre dall’altro i secondi continuano a portare avanti la tesi per cui è necessario continuare a sostenere lo Stato ebraico nelle sue azioni di difesa, proteggendo anche gli ebrei presenti sul territorio europeo.
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