Trump spinge Israele a colpire i siti nucleari iraniani

Ad ora ancora non si conosce il modo in cui Israele ha intenzione di rispondere agli attacchi iraniani di qualche giorno fa, ma la posizione dell'attuale presidente degli Usa, Joe Biden, è diversa da quella di Trump, perché scoraggia Israele a non prendere di mira i siti nucleari né gli impianti petroliferi

Redazione
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La guerra in Medio Oriente continua senza alcun accenno a fermarsi. Tra le novità c’è l’uccisione da parte dell’esercito Israeliano del braccio armato di Hamas, Saeed Atallah Ali, che si trovava in Libano. Dagli Usa provengono nuovi aiuti umanitari per le popolazioni del Libano e della regione e il candidato alla presidenza Donald Trump ha dichiarato che Israele dovrebbe attaccare l’Iran nelle sue basi nucleari. Infine l’Onu ha affermato che i soldati della missione Unifil rimarranno nel sud del Libano.

Usa: Trump, nuovi aiuti umanitari e allarme FBI

Gli Stati Uniti non sanno precisamente quale sarà la risposta d’Israele all’attacco di pochi giorni fa subito dall’Iran. E non si esclude che possano puntare agli impianti nucleari iraniani. Lo riporta Cnn citando un funzionario dell’amministrazione, secondo il quale è “davvero difficile dire” se Israele si vendicherà nel giorno dell’avversario dell’inizio della guerra, il 7 ottobre.

E se il presidente Joe Biden si era detto contrario rispetto a questa possibilità e sugli attacchi agli impianti petroliferi, il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump è di parere opposto, definendo la posizione di Biden “la cosa più pazza mai sentita”. In un comizio in North Carolina, infatti, ha dichiarato che Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani. “Se lo faranno, lo faranno. Scopriremo quali sono i piani” di Israele, ha aggiunto Trump. 

Medio Oriente, Trump sulla risposta israeliana all'attacco iraniano
Donald Trump

Comunque la situazione sarà più chiara nelle prossime ore, dato che il comandante del Centcom – il comando militare centrale Usa – Michael Kurilla è atteso in Israele per coordinarsi con l’Idf per rispondere all’attacco missilistico dell’Iran.

Intanto il segretario di Stato americano Antony Blinken ha annunciato che gli Usa forniranno “quasi 157 milioni di dollari in nuovi aiuti umanitari per supportare le popolazioni colpite dal conflitto in Libano e nella regione”. Queste nuove risorse – cibo di emergenza, ripari, coperte, kit igienici, protezioni, acqua e assistenza igienico-sanitaria – aiuteranno gli sfollati interni, le popolazioni di rifugiati in Libano, le comunità che li ospitano e chi vorrà rifugiarsi in Siria. Ha poi ricordato che gli Usa hanno fornito quasi 386 milioni di dollari nell’ultimo anno per supportare le popolazioni in Libano e in Siria.

Intanto l’FBI e il DHS – Department of Homeland Security – negli Stati Uniti hanno lanciato l’allarme, perché con l’avvicinarsi dell’anniversario del 7 ottobre c’è il rischio di potenziali estremismi violenti. In particolare, L’FBI e il DHS “ritengono che il primo anniversario dell’evento che ha dato inizio all’attuale conflitto Israele-Hamas, possa essere un fattore motivante per gli estremisti violenti e gli autori di crimini d’odio a impegnarsi in violenze o minacciare la sicurezza pubblica”. 

Medio Oriente, news dal fronte

In un raid nel nord del Libano Israele ha ucciso Saeed Atallah Ali, leader delle brigate al-Qassam, insieme alla moglie e alle due figlie piccole. Lo ha confermato Hamas ai media locali, promettendo vendetta: “Promettiamo al nostro popolo di vendicare il sangue puro che è stato versato e di confermare che la nostra prossima serie di risposte sarà nei fatti prima che nelle parole”. Inoltre ci sarebbero le prove che il successore del defunto Nasrallah alla guida di Hezbollah, Hashem Saffiedine, sarebbe rimasto ucciso nel raid israeliano a Beirut. E un raid israeliano in Libano avrebbe interrotto l’autostrada principale che collega il Libano alla Siria.

Hezbollah ha riferito che ci sono stati scontri con le truppe israeliane al confine con il Libano. In precedenza aveva detto di aver costretto i soldati israeliani a “ritirarsi” nella zona. “I soldati del nemico israeliano hanno tentato di nuovo di avanzare verso la periferia del villaggio di Adaysseh” e “gli scontri continuano”, ha dichiarato il gruppo. 

Il ministro degli Esteri dell’Iran, Abbas Araghchi, è arrivato a Damasco, in Siria, per discutere con i vertici siriani della situazione in Medio Oriente. Araghchi sta facendo un tour diplomatico che lo ha portato ieri in Libano, e nel quale si è rivolto anche all’Europa, in uno sforzo per far valere la posizione espressa dalla Guida suprema Ali Khamenei e per rassicurare che Teheran non cerca l’escalation e che contro Israele ha preso di mira solo obiettivi militari e non civili. 

I militari della missione di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, non lasceranno le posizioni nel sud del Libano, nonostante la richiesta da parte di Israele di “ricollocarsi”. È stato dichiarato in un comunicato ufficiale della missione dell’Onu, confermando quanto anticipato in serata dal capo delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, Jean-Pierre Lacroix.

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