Liguria, Orlando: “Coalizione non è nata da telefonate tra leader”

Orlando evidenzia la necessità di una cabina di regia per gestire i conflitti interni e le tensioni recenti

Redazione
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Ora è necessario avviare un lavoro che in Liguria è già stato intrapreso“, Sono queste le parole del candidato del Pd, Andrea Orlando per le elezioni in Liguria. “Qui, la coalizione non è il risultato di semplici telefonate tra leader, ma di percorsi costruiti tra le forze politiche e sociali del territorio. Come militante e dirigente del Pd, non posso essere soddisfatto della situazione attuale nei rapporti tra le forze dell’alleanza, che non ritengo possa essere ancora definita campo largo. Tuttavia, questa realtà ci invita a rafforzare l’identità ligure della nostra proposta. Non stiamo creando un campo largo ligure, ma un progetto specifico per la Liguria“, ha poi aggiunto.

Al di là delle interpretazioni di Conte e altri, e a prescindere da ciò che accadrà in Liguria, rimane un tema cruciale: esiste un insieme di forze politiche all’opposizione a questo governo, ma manca un progetto nazionale. “Abbiamo un campo, ma non una coalizione. Questa è l’urgenza principale che non possiamo affrontare da soli nel Pd, nel M5S o al centro, né semplicemente attraverso interviste“, afferma Andrea Orlando, deputato del Pd e candidato alla presidenza della Regione Liguria, in un’intervista a La Repubblica.

Le parole di Orlando

Orlando evidenzia la necessità di una cabina di regia per gestire i conflitti interni e le tensioni recenti. Orlando auspica che si possa organizzare al più presto un incontro condiviso, entro la fine dell’anno, per lavorare insieme su un progetto che affronti le questioni fondamentali del Paese. Tra queste, segnala il rischio di un declino dovuto a sfide attuali, come la crisi demografica e le difficoltà del sistema produttivo, che influiscono negativamente sulle condizioni di vita di lavoratori e giovani. Aggiunge che qualsiasi tentativo di emarginare le opposizioni, in questo contesto, avvantaggia la destra, soprattutto in vista di una manovra che aumenterà la pressione fiscale e ridurrà le pensioni. Secondo lui, il terreno su cui costruire alleanze deve essere questo, al di là dei referendum.

Riguardo alla situazione in Liguria, afferma che gli elettori non si concentrano su assetti o alleanze, ma desiderano risposte concrete su questioni come trasporti, sanità, lavoro e degrado urbano. Sottolinea che i problemi sono più gravi di quanto si percepisca nei media. Sostiene che la coalizione sarà la più ampia vista da tempo, e che sono stati realizzati importanti lavori con esponenti del mondo moderato, al di là delle rappresentanze politiche, culminati in liste civiche. Trova paradossale che la Lega lo accusi di non coinvolgere i moderati, mentre il loro candidato è sostenuto da un generale controverso.

Orlando afferma che l’unico antidoto è stabilire un rapporto autentico con il territorio e la popolazione. Riferisce di come abbiano presentato liste e programmi direttamente nelle strade, nelle fabbriche e nei negozi, sottolineando l’importanza di evitare circoli ristretti e discussioni autoreferenziali, soprattutto di fronte al collasso della sanità regionale. Sottolinea che il candidato di destra risponde a questa crisi candidando l’assessore alla sanità dell’era Toti, rivendicando una continuità che ha portato a fallimenti riconosciuti anche dagli elettori del centrodestra. Orlando riconosce che ci sono molteplici problematiche, come le liste d’attesa, le carenze di infrastrutture e la mancanza di medici di base, e osserva che, nonostante alcune eccellenze, il settore sanitario ligure è in difficoltà.

Infine, pur non potendo prevedere se il risultato elettorale sarà 3-0 o 2-1, Orlando esprime la sua certezza che il centrosinistra avrà la meglio. Tuttavia, avverte che anche un esito positivo non risolverà le problematiche fondamentali. Sottolinea l’importanza di costruire una coalizione stabile e mette in guardia da illusioni emerse dopo le elezioni europee, indicando che le contraddizioni presenti rimangono. Conclude affermando che c’è un lavoro politico da fare, già avviato in Liguria, e che deve proseguire anche a livello nazionale.

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