Salario minimo, la partita dell’Italia persa contro la Francia

Le condizioni di lavoro in Italia causano un fuggi fuggi generale verso Paesi europei che sono meglio strutturati. Cosa sta accadendo e perché

Giulia Fuselli
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Si dice che i francesi siano “italiani di cattivo umore“, eppure in Italia le condizioni di lavoro sono le stesse che alimentano il disappunto tra i cittadini. Il Bel Paese non è poi così tanto bello sul fronte dell’occupazione. Basta leggere i dati: secondo l’Istat, ad agosto del 2024, il tasso di disoccupazione si attesta al 7%, mentre quello giovanile al 20,5%.

I giovani sono demoralizzati da uno Stato che non li aiuta ma che, al contrario, predilige la precarietà a vita. Da anni l’agenda politica s’incaglia sulla questione del salario minimo: in Italia, diversamente da quanto accade in Francia, Germania o Spagna, non esiste. Ciò, insieme alle mancanze in termini di welfare, incide su un fenomeno di fuggi fuggi generale dall’Italia verso i Paesi europei vicini. Primi tra tutti ci sono i cugini francesi: secondo i dati pubblicati dall’AIRE – l’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – nel 2022 si registrano 464 438 italiani, di cui 252 905 iscritti in Francia.

Ma perché proprio la Francia? Ebbene, il lavoro nella Repubblica della Liberté, Égalité, Fraternité è meglio strutturato che in Italia. Gli italiani sono mossi da fare il grande passo con l’aspettativa del salario minimo. Dal 1 gennaio 2024, il minimo salariale orario lordo da corrispondere ai dipendenti in Francia è fissato ad 11,65 euro orari lordi, in aumento rispetto agli 11.52 euro che erano previsti a maggio del 2023. In concreto, sulla base di 35 ore settimanali di lavoro, il salario lordo mensile ammonta quindi a 1.766,92 euro. Questa remunerazione minima oraria si aggiunge alle disposizioni previste dalle Convenzioni Collettive francesi specifiche ai settori di attività, in conformità alle Direttive Comunitarie 96/71/CE, 2014/67/UE, 2018/957/UE e 2018/957/UE.

Le normative riguardano la durata del lavoro, il riposo compensativo, i giorni festivi, l’orario di lavoro e il lavoro notturno, nonché la retribuzione, inclusi gli extra per gli straordinari. In generale, la durata massima della settimana lavorativa va dalle 32 alle 48 ore, con il lavoro domenicale generalmente vietato, salvo specifiche deroghe. In Francia è quindi previsto il cosiddetto SMIC, che rappresenta il salario orario minimo legale, e nessun lavoratore può essere retribuito al di sotto di tale importo.

Salario minimo: la situazione in Italia

In Italia la questione del salario minimo è alquanto delicata. Da una parte il Movimento 5 Stelle si è sempre battuto per l’introduzione dei famosi 9 euro l’ora, dall’altra si ha la ferma opposizione della maggioranza di governo guidata dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. I precedenti ci sono tutti: la Commissione europea aveva già approvato la Direttiva (UE) 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione risalente al 14 settembre 2022. Di fatto, il salario minimo può essere stabilito per legge, dalla contrattazione collettiva nazionale, o dalla combinazione della fonte normativa con la contrattazione collettiva. Attualmente, il salario minimo esiste in tutti gli Stati membri dell’UE: in 21 Paesi esistono salari minimi legali, mentre in 6 Stati membri – tra cui Danimarca, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia – la protezione del salario minimo è fornita esclusivamente dai contratti collettivi.

Secondo l’Istat, l’introduzione di un salario minimo di 9 euro l’ora potrebbe portare un incremento della retribuzione annuale per 3,6 milioni di lavoratori, con un aumento medio di 804 euro. Inoltre, considerando coloro che guadagnano tra 13.550 e 18mila euro all’anno, quasi 400mila di loro beneficerebbero di questo salario minimo, e più della metà (53%) registrerebbe un incremento superiore a 1.500 euro. Tuttavia, in Italia si continuano a prediligere misure del lavoro che non trovano né capo né coda, favorendo solamente viaggi in Francia e, perché no, anche un lavoro.

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