Durante la commemorazione dell’anniversario della strage di Marzabotto, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha reso omaggio alle vittime, esprimendo il suo dolore per le vite brutalmente spezzate dalla ferocia nazifascista. Nel suo discorso, ha evidenziato l’importanza della memoria storica, sottolineando come essa richiami la responsabilità collettiva di non dimenticare. La Seconda Guerra Mondiale, ha affermato, rappresentò il punto più basso della barbarie umana, con la totale cancellazione della dignità dell’individuo.
Le parole di Mattarella
Mattarella ha poi riconosciuto il coraggio e il sacrificio che hanno permesso a Italia, Germania ed Europa di risorgere dalle macerie materiali e morali lasciate dal nazismo e dal fascismo. Nonostante le difficoltà del dopoguerra, quei Paesi riuscirono a costruire un nuovo ordine fondato sulla libertà, la democrazia e i diritti umani. “I nostri genitori e nonni“, ha ricordato il Presidente, “non si arresero alla rassegnazione, ma trasformarono il dolore in una forza generatrice, creando una nuova epoca“.
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Rivolgendosi al Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, presente alla cerimonia, Mattarella lo ha ringraziato per la sua partecipazione e per i gesti di riconciliazione compiuti in passato. Ha ricordato, in particolare, la sua visita alle Fosse Ardeatine nel 2017 e la commemorazione delle stragi di Fivizzano, definendo queste iniziative come “semi di riconciliazione” e segni di una civiltà più umana. La presenza di Steinmeier a Marzabotto, ha aggiunto Mattarella, è un ulteriore gesto di vicinanza tra i due Paesi.
Il Presidente ha poi ricordato le tragiche vicende di Marzabotto, Monzuno e Grizzana Morandi, dove tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 furono uccise quasi 800 persone, tra cui circa 200 bambini. Questo massacro, ha spiegato, fu uno dei più crudeli compiuti sul suolo italiano, rappresentando il culmine della strategia di annientamento nazista e fascista. Mattarella ha sottolineato anche il sacrificio dei sacerdoti uccisi a Monte Sole, come Don Ubaldo Marchioni, definendo quelle violenze “la negazione radicale di ogni umanità”.
Concludendo, ha richiamato l’importanza di non dimenticare le atrocità del passato, citando Primo Levi: “È accaduto, quindi può di nuovo accadere“. Ha poi avvertito che, nonostante sia difficile comprendere fino in fondo quelle tragedie, è essenziale mantenere viva la memoria per evitare che orrori simili si ripetano.
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