Francia, Le Pen indagata per finanziamenti illeciti: rischia l’ineleggibilità

Dieci anni di carcere, un risarcimento pari a un milione di euro e dieci anni di impossibilità di coprire cariche nella politica francese, questa sarebbe la pena che spetterebbe a Marine Le Pen nel caso in cui fosse condannata all'interno del processo per finanziamento illecito che la vede protagonista insieme ad altre 26 figure del Rassemblement National

Redazione
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Marine Le Pen potrebbe essere giudicata ineleggibile alle prossime elezioni politiche francesi nel 2027. Un incubo che diventa realtà per la leader del Rassemblement National che vorrebbe divenire la prima presidente donna della storia della Francia. Il suo obiettivo, però, sarebbe ostacolato da un’inchiesta giudiziaria che la vede protagonista insieme ad altre 26 persone, tutte accusate di aver utilizzato i fondi del Parlamento europeo per finanziare le spese del partito in Francia.

Si tratterebbe di una somma di denaro pari a 6,8 milioni di euro, sottratta all’Unione europea dal 2004 al 2016. Al momento non è chiaro quale possa essere l’esito del processo, ma nel caso in cui Le Pen dovesse essere ritenuta colpevole, questa potrebbe essere condannata a dieci anni di carcere, al risarcimento di un milione di euro e all’ineleggibilità per ben 10 anni. Domani, la leader del Rassemblement National si presenterà in aula per presenziare al processo perché, come hanno sottolineato i suoi colleghi di partito, la leader “non si nasconderà dietro i suoi avvocati“, nonostante i numerosi impegni politici che la interessano in questi giorni.

In Francia, infatti, la politica sta attraversando momenti piuttosto tesi. Il governo nel neo primo ministro Michel Barnier sta muovendo i primi timidi passi, nella consapevolezza che la sua tenuta è totalmente nelle mani dei partiti della destra francese, compreso il Rassemblement National.

Francia, le accuse contro Marine Le Pen

Le indagini riguardanti i fondi del Parlamento europeo dirottati hanno avuto inizio dieci anni fa. Sembrerebbe che inizialmente anche il padre di Marine Le Pen, Jean Marie, fosse parte del complotto, ma ad oggi si stima che in realtà solo dal 2014 il partito abbia iniziato realmente a sfruttare i fondi europei per il proprio tornaconto personale. Secondo l’accusa infatti, vi sarebbero circa 2500 prove che dimostrerebbero che il denaro, che il Parlamento europeo offre a ciascun deputato per pagare le spese legate ai propri assistenti parlamentari, sia stato in realtà utilizzato per pagare gli stipendi dei dipendenti del partito.

All’interno del complotto, oltre a Le Pen, sarebbero coinvolti 11 ex eurodeputati, tra cui l’attuale sindaco di Perpignan, Louis Aliot, ex compagno della leader, l’ex numero due del partito, Bruno Gollnisch, Nicolas Bay, dodici assistenti parlamentari e quattro collaboratori del partito, nonché il partito stesso come persona giuridica.

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