La tanto temuta escalation regionale in Medio Oriente potrebbe verificarsi in ogni momento, come dimostrano i continui attacchi di Israele in Libano e la morte del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Eppure, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è ancora speranzoso che una soluzione pacifica possa essere perseguita e che il conflitto possa trovare una conclusione dopo quasi un anno di offensive senza tregua. Le incognite dell’Iran, della risposta stessa del Libano e del ruolo ancora da definire degli Houthi potrebbero essere una breve parentesi senza alcun tipo di continuazione.
“C’è ancora la possibilità di scongiurare una crisi globale che coinvolga il Medio Oriente” ha infatti dichiarato il ministro a La Nazione, spiegando che al momento la priorità è quella di una collaborazione tra Stati che uniscano i loro sforzi per riportare la pace nella Regione. “Non bisogna mai rinunciare alla via diplomatica, che è l’unica che può portare a risultati concreti e a scongiurare una spirale di violenza e instabilità che è già durata sin troppo” ha sottolineato Antonio Tajani, chiarendo come sia giunto il momento per la comunità internazionale di insistere per giungere ad una conclusione e soprattutto per “tutelare l’incolumità dei nostri militari“.
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Al momento resta però l’incognita iraniana. Non vi è ancora chiarezza su quali possano essere i prossimi passi dello Stato islamico e si teme che si voglia procedere con una vendetta su larga scala sia per l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh, avvenuta lo scorso 31 luglio, sia per la morte di Hassan Nasrallah. L’intervento dell’Iran, però, potrebbe modificare gli equilibri di questo conflitto comportando escalation ben più gravi di ciò a cui il mondo assiste ormai da un anno.
Tajani: “L’Iran non è entrato in guerra“
Trattando proprio del possibile nuovo ruolo dell’Iran all’interno del conflitto in Medio Oriente, Tajani ha mantenuto una linea moderata, tentando di evitare di scatenare allarmismi. Il ministro degli Esteri ha infatti confermato come alcuni consiglieri militari iraniani si trovino già sul territorio libanese, sottolineando però che questa presenza non è sinonimo di una entrata in guerra da parte dello Stato islamico.
“È chiaro che Hezbollah e tutti i suoi proxy sono aiutati militarmente e addestrati dall’Iran” ha infatti spiegato Tajani, chiarendo che le dichiarazioni dell’Iran sull’invio di nuove truppe nel Paese attaccato da Israele debbano essere lette semplicemente come “la conferma di un forte sostegno politico” al Libano e alla Palestina. Per il momento, quindi, non vi sarebbero elementi certi che farebbero presagire un allargamento del conflitto, eppure le continue evoluzioni della guerra israeliana in Medio Oriente tengono alta l’attenzione dell’Occidente.
“Non facciamo previsioni sul futuro, ma facciamo un appello a tutti, israeliani, iraniani, Hezbollah, houthi, perché prevalga il buonsenso” ha poi dichiarato Tajani, lasciando intendere che nonostante le speranze, la situazione in Medio Oriente può diventare sempre più pericolosa a livello globale. “Dobbiamo scongiurare l’escalation” ha proseguito, sottolineando che è ancora possibile trovare una soluzione, nonostante la complessità della situazione.
Tajani: “L’unica soluzione è quella del ‘Due popoli, due Stati’“
Sulle truppe italiane in Libano, Tajani ha ribadito che al momento la decisione sulla loro evacuazione non spetta al governo italiano, ma alle Nazioni Unite. Il ministro ha però sottolineato che Guido Crosetto, ministro della Difesa, è in costante contatto con l’Onu per ottenere garanzie per i nostri concittadini. Tornando, poi, alla questione bellica, il vicepremier forzista ha chiarito che al momento l’unica soluzione su cui si dovrebbe lavorare è quella dei “Due popoli, due Stati“.
Ovviamente, prima di perseguire questo obiettivo è necessario garantire un cessate il fuoco nelle zone ad alta tensione, per poi aprire un dialogo efficiente ed efficace che porti finalmente alla pace. “Ci vorrà tempo” ha però confessato Tajani, sottolineando la necessità di unificare i territori della Cisgiordania e di Gaza al di sotto dell’Autorità nazionale palestinese, probabilmente tramite una missione delle Nazioni Unite a guida araba, che possa anche comprendere “una presenza di militari italiani“.
Tajani ha quindi evidenziato che l’obiettivo principale è quello di creare una situazione di pace duratura, con due Stati diversi che convivono, riconoscendo l’uno l’esistenza dell’altro. “I palestinesi devono avere il loro Stato, Israele ha diritto a pace e sicurezza” ha quindi concluso il ministro degli Esteri.
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