Conte: “Renzi? Una tigre di carta a cui il Pd ha ridato spazio. O noi o lui”

Conte ha quindi lanciato un avvertimento agli alleati: se la presenza di Renzi nel campo progressista diventerà permanente, il M5S non potrà farne parte

Redazione
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Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha espresso chiaramente i suoi dubbi sull’alleanza con il Partito Democratico, ponendo un limite netto alla collaborazione a causa della presenza di Matteo Renzi. “Con il PD c’è un problema: ha ridato spazio a Renzi. È una ferita che si allarga, con lui non ci stiamo, ha dichiarato Conte in un’intervista al Corriere della Sera.

Il capo politico del M5S ha sottolineato che la sua è una questione di “credibilità e affidabilità dei compagni di viaggio”, non di dissapori personali con Renzi, leader di Italia Viva. Conte ha ribadito la necessità di un comportamento costruttivo e rispettoso verso gli alleati, se si vuole costruire un progetto politico solido e competitivo contro il governo di Giorgia Meloni. Tuttavia, la scelta della segretaria del PD, Elly Schlein, di riavvicinarsi a Renzi, secondo Conte, è divisiva: “Schlein ha restituito centralità politica a Renzi, che ha sempre voluto distruggere il M5S”.

L’ex presidente del Consiglio ha inoltre lamentato la mancanza di dialogo politico con Schlein prima di prendere una decisione di questa portata. “Non c’è stato un serio confronto politico con me e gli altri alleati”, ha detto Conte, evidenziando come questa scelta rischi di indebolire il campo progressista. Nonostante ciò, Conte ha confermato la volontà del M5S di restare fedele alla sua vocazione unitaria, ma ha avvertito che la situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi se non ci saranno cambiamenti.

La questione in Liguria e l’ambiguità del “no veti”

Conte ha poi spostato l’attenzione sulla Liguria, dove ha ribadito a Schlein e Andrea Orlando le richieste del Movimento 5 Stelle. Il problema, secondo Conte, è l‘approccio “ambiguo” della segretaria del PD con il suo “no veti”, che ha permesso a Renzi di riacquistare spazio nel campo progressista, subito dopo aver negoziato con il governo di Meloni e votato con la maggioranza in diversi passaggi parlamentari.

“Non possiamo farci abbindolare da una tigre di carta”, ha dichiarato Conte, aggiungendo che un’alleanza con Renzi sarebbe un “grave errore politico”, poiché comprometterebbe il consenso e costituirebbe un rischio di instabilità per un eventuale governo di coalizione. Conte ha sottolineato come anche alcuni elettori del PD gli chiedano di mantenere Renzi fuori dal progetto politico comune.

Il nodo Renzi e la Rai

Oltre alle questioni politiche interne, Conte ha toccato anche il tema della Rai, accusando Renzi di aver partecipato a un processo di “lottizzazione governativa” durante il suo governo. Secondo Conte, Schlein si ritrova ora a collaborare con Renzi, nonostante il suo passato di gestione politica controversa.

Conte ha poi ribadito la posizione del M5S riguardo al recente voto per il consiglio d’amministrazione della Rai, sostenendo che il partito non ha mai cercato contatti con Meloni o il centrodestra in merito. “Il cda della Rai è un organo dove le opposizioni devono essere rappresentate, tanto più quando si parla di una televisione come la Rai, che spesso sembra diventare ‘Telemeloni‘”.

Una sfida per l’unità progressista

In chiusura, Conte ha espresso preoccupazione per l’effetto distruttivo che la questione Renzi sta avendo sull’unità della coalizione di centrosinistra, in vista della costruzione di un’alternativa credibile al governo Meloni. “Non posso accettare che la mia comunità sia calpestata sui princìpi di etica pubblica e contrasto dell’affarismo”, ha dichiarato, pur riconoscendo l’importanza del percorso fatto finora insieme al PD e ad Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) su temi come il salario minimo e l’opposizione all’autonomia differenziata.

Conte ha quindi lanciato un avvertimento agli alleati: se la presenza di Renzi nel campo progressista diventerà permanente, il M5S non potrà farne parte.

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