Caso dossier, Borghi: “Chiarezza da parte di Meloni, sta con Crosetto o Mantovano?”

Borghi sottolinea che "qui si toccano gli equilibri istituzionali più delicati, le corde più sensibili della nostra struttura democratica. E bisogna assolutamente preservare i nostri servizi addetti alla sicurezza nazionale. Proprio per questo è necessario un chiarimento"

Redazione
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Il capogruppo Italia viva al Senato Enrico Borghi, membro della Commissione Affari Esteri e Difesa e del Copasir, in un’intervista a La Stampa, ha richiesto una maggiore chiarezza alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni riguardo il caso dossier. C’è la necessità che la premier dica apertamente se ha perso la fiducia nel ministro della Difesa Guido Crosetto che ha più volte criticato l’Aise o nell’Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano, il quale ha difeso i servizi segreti.

Il post su X di Borghi

Le parole di Borghi

Il senatore Borghi ha descritto il caso in questione come lo scontro più intenso tra il ministro della Difesa e l’Autorità delegata per la sicurezza mai registrato nella storia della Repubblica italiana.

Enrico Borghi, capogruppo Italia viva al Senato
Enrico Borghi, capogruppo Italia viva al Senato

Anche se Crosetto ha dichiarato che non ci sono attriti con i servizi segreti, per Borghi “pensano e dicono cose diverse, ci sono elementi oggettivi a dimostrarlo”. Infatti il ministro Crosetto ha denunciato al procuratore l’Aise, per non aver riferito informazioni che avrebbero potuto mettere in pericolo la sicurezza nazionale. Mentre la risposta del sottosegretario Mantovano è stata quella di difendere i servizi segreti escludendo un loro coinvolgimento nella vicenda di Perugia, per poi promuovere a prefetto il generale Giovanni Caravelli, capo dell’Aise.

Quindi Borghi si chiede chi dei due ha perso la fiducia della premier Meloni. Dalle sue velate reazioni si potrebbe ipotizzare che sia proprio il ministro Crosetto, il quale, nei retroscena dei giornali non smentiti, ha promesso le sue dimissioni nel caso in cui Meloni dicesse apertamente di non fidarsi più di lui. E questo sarebbe un problema non da poco dato quello che sta succedendo in Europa e nel mondo.

Il senatore chiede quindi sia alla premier che al ministro della Difesa di chiarire ciò che sta accadendo, “è importante che riferiscano nelle sedi competenti. Noi non vogliamo metterla sul piano della politica politicante, qui si toccano gli equilibri istituzionali più delicati, le corde più sensibili della nostra struttura democratica. E bisogna assolutamente preservare i nostri servizi addetti alla sicurezza nazionale. Proprio per questo è necessario un chiarimento”.

Riguardo Crosetto, già è noto un suo futuro colloquio al Copasir. Ma per Borghi non basta, perché sono due livelli diversi. Uno è quello della discussione al
Copasir
, “dove affronteremo i temi legati alla sicurezza nazionale e all’operato dei nostri servizi”, mentre l’altro è quello pubblico del dibattito in Parlamento, “per dare le risposte al Paese, chiarire se il ministro della Difesa gode ancora della fiducia della premier”. Borghi conclude dicendo che è urgente un commento definitivo della premier sulla vicenda, “perché gli apparati di sicurezza non possono essere mantenuti sotto tensione istituzionale, né tantomeno usati per giochi di sponda”.

E se Borghi richiede una maggiore chiarezza sul caso, lo stesso ha richiesto l’opposizione nella giornata di ieri, quando i democratici hanno invitato Meloni a discutere il tema in Parlamento.

Crosetto al Copasir

Il ministro della Difesa Crosetto, dopo che alla Repubblica aveva confessato di voler parlare al Copasir, verrà effettivamente ascoltato tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Il presidente del Comitato Lorenzo Guerini ha dichiarato: “Dopo un primo ciclo di audizioni con Melillo, Cantone e Mantovano, sulla base delle carte faremo un ciclo di audizioni nel quale ci sarà anche il ministro, che ha già dato la sua disponibilità. Sarà nei prossimi giorni”. Oltre al ministro verranno sentiti anche Mantovano e il direttore Aise Gianni Caravelli.

Intanto la destra continua a dividersi sul caso. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha commentato la vicenda dicendo di non credere si tratti di un complotto: “Non sono complottista, non lo sono mai stato e non mi sento accerchiato. Credo che sia più corretto parlare di un’evoluzione di eventi, magari succede qualcosa e qualcuno cerca di utilizzarla. Ma un complotto è quando una cosa viene preparata e organizzata nei dettagli”.

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