I riflessi della crisi in Medio Oriente sono giunti fino a Parigi, dove ieri si è tenuto un incontro cruciale tra i ministri degli Esteri del gruppo Quint, composto da Stati Uniti, Francia, Germania, Italia e Regno Unito. Al Quai d’Orsay, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha incontrato il francese Stéphane Séjourné, l’americano Anthony Blinken, la tedesca Annalena Baerbock e il britannico David Miliband per discutere la crescente tensione nella regione.
Al centro del vertice, la preoccupante situazione nel fronte israelo-libanese, diventato uno dei principali dossier di crisi, dopo le recenti esplosioni che hanno colpito le infrastrutture di comunicazione, causando vittime sia in Libano che in Siria. La riunione ha sottolineato l’urgenza di attuare una de-escalation e di promuovere un cessate il fuoco, con particolare attenzione alla Striscia di Gaza.
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Il segnale di una possibile riduzione delle tensioni, secondo i ministri, è rappresentato dall’attuale assenza di escalation tra Israele e Hezbollah, definito da Tajani “un fatto positivo“. Blinken ha ribadito che la diplomazia rimane l’unico mezzo per risolvere la crisi. Anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso il suo sostegno a una soluzione diplomatica, descritta dalla portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, come “raggiungibile”.
La giornata ha visto anche un bilaterale tra Stati Uniti e Francia, durante il quale Blinken ha evidenziato le criticità al confine nord di Israele e sud del Libano. “Esiste un vero problema che deve essere risolto”, ha dichiarato Blinken, aggiungendo che un’escalation in quell’area potrebbe avere conseguenze devastanti per la regione. Il ministro francese Séjourné ha ricordato che “il Libano non si riprenderebbe da una guerra totale”.
Anche l’Italia guarda con preoccupazione alla situazione, in particolare per la presenza di militari italiani a Beirut e al confine tra Israele e Libano. “Seguiamo con grande attenzione la loro situazione”, ha dichiarato Tajani, sottolineando anche l’importante presenza civile italiana nel Paese.
In parallelo, il presidente francese Emmanuel Macron ha avviato una serie di colloqui telefonici con le principali autorità libanesi, tra cui il primo ministro Najib Mikati, il presidente del Parlamento Nabih Berri e il comandante delle forze armate Joseph Aoun. Macron ha lanciato un appello alla moderazione e alla responsabilità, rivolgendosi a tutte le parti in causa, inclusa Hezbollah. Il presidente francese ha inoltre sottolineato l’importanza di dotare il Libano di un governo legittimo, capace di gestire la crisi.
Tajani ha concordato con questa linea, evidenziando la necessità di facilitare l’elezione del presidente della Repubblica e del governatore della Banca centrale libanese, due passi fondamentali per stabilizzare il Paese e favorire il dialogo tra Hezbollah e un nuovo capo di Stato.
La giornata di incontri ha visto anche un colloquio tra Macron e Blinken, incentrato sia sul Medio Oriente che sull’Ucraina. Entrambe le questioni saranno al centro della prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in programma il 24 e 25 settembre, dove Parigi e Washington si dicono pronte a collaborare.
Tajani, che si è presentato al vertice con informazioni di primo piano italiane, ha confermato che il momento attuale è ancora favorevole per tenere aperta la porta delle trattative. “È importante non commettere errori”, ha avvertito il ministro, sottolineando l’importanza di gestire la situazione con pragmatismo e con soluzioni graduali, per arrivare a una progressiva liberazione degli ostaggi israeliani.
L’obiettivo del gruppo Quint è chiaro: evitare una nuova deflagrazione del conflitto in Medio Oriente e mantenere viva la speranza di una soluzione diplomatica.
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