Ddl Sicurezza, la Lega reintroduce la castrazione chimica: serve davvero?

Redazione
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Il ddl Sicurezza ha ottenuto 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti nella votazione alla Camera ed ora per diventare legge deve superare solo il voto al Senato. L’iter sembrerebbe quasi concluso, eppure non mancano le polemiche e soprattutto le critiche nei confronti di un disegno di legge che contiene provvedimenti che le opposizioni definiscono “barbarici” e che il Guardasigilli Carlo Nordio ha etichettato quasi “da ritorno al Medioevo“. Gli unici pienamente soddisfatti dell’approvazione sono gli esponenti della Lega, ovvero coloro che hanno voluto a tutti costi inserire nel disegno di legge alcuni giri di vite per rendere il Paese “più sicuro“.

Il punto più controverso, che continua a far discutere opposizioni e opinione pubblica, riguarda la proposta di castrazione chimica nei confronti di chi viene condannato per reati sessuali. Una pena che a molti sembrerebbe inadatta e soprattutto non conciliabile con lo scopo rieducativo della condanna. Eppure, per la Lega potrebbe diventare un ottimo deterrente contro i crimini a sfondo sessuale e una punizione più che giusta per chi li commette. “Il governo con le sue proposte punta ai like” ha commentato Maria Elena Boschi di Italia Viva, sottolineando come la maggior parte delle proposte contenute nel ddl, siano provvedimenti bandiera che hanno ben poco a che fare con la sicurezza del Paese.

Maria Elena Boschi (Iv)
Maria Elena Boschi (Iv)

La castrazione chimica, infatti, è solo uno dei 24 nuovi reati e aggravanti che il ddl Sicurezza dovrebbe introdurre. Proposte che mirano a inasprire le pene nei confronti di chi delinque, ma anche di prevedere possibili nuovi disagi. Al centro del ddl, infatti, c’è la sicurezza delle forze dell’ordine, che saranno maggiormente tutelate, la lotta contro i manifestanti che occupano il suo pubblico e bloccano la viabilità e il contrasto dell’immigrazione irregolare tramite l’obbligatorietà del permesso di soggiorno anche solo per comprare una Sim telefonica. Una serie di provvedimenti che hanno incontrato lo sdegno del centrosinistra, che ritiene la maggior parte di essi incostituzionali.

Ddl Sicurezza, cosa si intende per castrazione chimica?

Tra tutti i 24 provvedimenti approvati dalla Camera, quello sulla castrazione chimica attira ovviamente più curiosità e attenzione, sia per la particolarità della materia trattata sia per le implicazioni che questa nuova pena potrebbe comportare. Questa nuova pena è stata introdotta da un ordine del giorno a firma Igor Iezzi, in cui non si chiede direttamente la castrazione chimica come pena ma in cui viene proposto un’inasprimento delle pene per chi commette reati a sfondo sessuale.

Nello specifico, questo ordine del giorno, approvato dall’esecutivo, prevedere “di istituire, quanto prima, una commissione o un tavolo tecnico che valuti la possibilità per i condannati per violenza sessuale di aderire, con il consenso, a percorsi di assistenza sanitaria sia psichiatrica che farmacologica, anche con eventuale trattamento di blocco androgenico“.

Quindi, proprio questo ultimo punto sarebbe quello più controverso. La cosiddetta castrazione chimica si attua con la somministrazione di specifici medicinali che inibiscono la libido e che provocano un effetto che è però reversibile. Quale sarebbe quindi il senso di questa pena? Questa è la domanda che pongono le opposizioni, di fronte ad una norma che sembra più una prova di forza che un reale tentativo di porre una soluzione a un problema piuttosto gravoso in Italia.

Di fronte a questo provvedimento sono insorte anche le associazioni femministe italiane, che hanno sottolineato come questa proposta non sia in linea con il percorso di riabilitazione nei confronti di chi compie questi reati e come l’impulso sessuale non sia l’unico fattore che comporta una violenza sessuale. “Le motivazioni della violenza maschile contro le donne stanno nella cultura” ha dichiarato Antonella Veltri della rete dei centri anti-violenza D.i.Re.

Ddl Sicurezza, i nuovi reati e le nuove aggravanti approvati

All’interno del Ddl Sicurezza, poi, è stato approvato il provvedimento che prevede la possibilità di utilizzare le videocamere nell’ambito degli interrogatori delle forze dell’ordine, allo scopo di combattere l’abuso d’ufficio, così come una norma che prevede il raddoppio delle spese legali, per le forze dell’ordine, le forze armati o agenti che sono indagati per questioni legate al servizio da loro svolto.

Inoltre, la Camera ha approvato l’introduzione nel Codice penale della cosiddetta “resistenza passiva” in carcere, ovvero pene più severe per chi commette rivolte mediante atti di violenza o minaccia o di resistenza all’esecuzione degli ordini impartiti, in particolare se commessi in gruppi di 3 o più persone. Sempre per quanto riguarda il carcere, nel caso in cui anche il Senato dovesse approvare la nuova stretta proposta dall’esecutivo, diventerà facoltativo il rinvio della pena per le donne in gravidanza e per le madri con figli di età inferiore ai 3 anni.

Particolarmente divisiva anche la decisione di rendere più dure le pene nei confronti di manifestanti che bloccano una strada o una ferrovia, sia individualmente che in gruppo. Le opposizioni, per mostrare il loro disappunto, hanno rinominato questa norma anti-Gandhi“, sostenendo che sia una grave violazione dei diritti umani nei confronti di tutti coloro che intendono manifestare per difendere le proprie idee.

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