Oggi ricorre il 31esimo anno dalla morte del sacerdote palermitano Don Pino Puglisi, avvenuta il 15 settembre del 1993 per mano della mafia. La sua coraggiosa figura era scomoda ai criminali, data la sua incessante lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata. In sua memoria alcuni esponenti politici hanno voluto spendere delle parole, anche per ricordare l’importanza della sua battaglia e portarla avanti.
Il ricordo di Don Puglisi da parte dei politici
Il Ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha voluto ricordare il sacerdote palermitano che operava nel quartiere della città siciliana di Brancaccio. Ha parlato della sua “instancabile opera” per stare vicino ai ragazzi e permettere loro di scegliere strade alternative rispetto a quella criminale, “promuovendo spazi di incontro e di crescita”. Per il ministro l’insegnamento di Don Puglisi, trainato dai valori di solidarietà e giustizia, fa ancora oggi da esempio alle nuove generazioni e rappresenta un “simbolo di riscatto sociale”.
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Il vicepresidente FI della Camera dei deputati Giorgio Mulè, al
termine della veglia di preghiera che si è svolta presso il Centro Padre Nostro a Palermo fondato da don Puglisi, ha affermato che il miglior modo per ricordare il prete è quello di continuare la sua stessa lotta “qui, a Brancaccio, dove la mafia dovette ucciderlo illudendosi di fermarlo”. Questa battaglia senza sosta contro la mafia e tutte le forme di criminalità organizzata “è fatta di normalità di esempi concreti e di opere tangibili, di quotidianità nella ricerca delle risposte da dare ai cittadini”.
Il centro Padre Nostro di Brancaccio è la sintesi della lotta a Cosa nostra e è necessario che sia dentro le istituzioni “per seguire da vicino ed essere motore di tutte le sue istanze”. La realizzazione di questa necessità è stata possibile grazie all’incontro con Maurizio Artale, scelto dai fratelli di don Puglisi come ‘il fratello più piccolo della famiglia Puglisi’, che segue il centro da tre decenni e dal 2011 ne è presidente.
Mulè ha riferito di aver chiesto ad Artale di far parte del suo staff nella Camera dei deputati, con lo scopo di fare da tramite tra la Sicilia e Roma. “Questa collaborazione si nutre della sua travolgente e instancabile passione e ha già iniziato a dare i suoi frutti. Ora che il Presidente del Centro potrà seguire ancor più da vicino le necessità del quartiere abbiamo compiuto un altro passo verso quella normalità così normale e paradossalmente così straordinaria che predicava Don Pino Puglisi”.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è unito al coro delle voci di coloro che hanno voluto spendere alcune parole per ricordare il sacerdote. In un post su Facebook La Russa ha scritto che il prete “con il sorriso” ha insegnato la strada della legalità a tantissimi giovani, allontanandoli dalla pericolosa influenza criminale. “Il suo sacrificio, ancora oggi, è un esempio di fede e coraggio”, conclude.
Il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana, ha affermato che il prete ha “testimoniato la fede nei fatti”, nel senso che non si fermò alla predica del bene, ma lottò con tutte le sue forze e con tutto il coraggio per rendere reale ciò in cui credeva. “Scelse di vivere il suo messaggio, battendosi per la legalità con straordinario coraggio” ha sottolineato. Per Fontana il suo coraggio continua a ispirare molti nella lotta contro la criminalità organizzata e ancora oggi ispira le nuove generazioni a considerare la strada della legalità. “Ai familiari, ai cari, a chi ha condiviso le sue battaglie giungano oggi la nostra vicinanza, il nostro pensiero e le nostre preghiere”, conclude Fontana.
Chi era Don Pino Puglisi
Don Pino Puglisi nacque il 15 Settembre 1937 a Brancaccio, alla periferia di Palermo, da una famiglia modesta. Nel 1960 divenne prete. Nel 1990 venne nominato parroco a San Gaetano, nel suo quartiere, Brancaccio, una zona comandata dalla Mafia dei fratelli Graviano, legati ai Bagarella. Così diede inizio alla lotta contro la criminalità organizzata, cercando di fornire ai bambini e ai ragazzi del luogo vie alternative a quelle criminali attraverso attività e giochi, mostrando loro che era possibile essere rispettati anche senza essere mafiosi, ma credendo nei propri ideali.
Per una strana casualità del destino venne ucciso lo stesso giorno della sua nascita, quando compiva 56 anni, nel quartiere in cui era nato, da coloro che aveva cercato di combattere per tutta la vita con coraggio e fermezza. Nel 2013 venne beatificato e nel 2018 un tratto della piazza Anita Garibaldi, in cui venne ucciso, venne rinominata in “Piazzetta Beato Padre Pino Puglisi”.
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