Michel Barnier è primo ministro della Francia da poco meno di due giorni eppure ha già dovuto affrontare le proteste della popolazione e la sfiducia di parte delle opposizioni, ancora furiose contro Macron per la mancata elezione di Lucie Castets del Nuovo fronte popolare. Il gollista neoeletto sarà costretto a scontare anche le colpe del presidente francese, ormai inviso da gran parte del Paese per aver deciso di non rispettare il voto espresso dai francesi ed eleggere un esponente del Fronte repubblicano.
Nella giornata di ieri la Francia è scesa in piazza, chiedendo il rispetto delle elezioni e della volontà del popolo. Sembrerebbe che decine di migliaia di persone abbiano deciso di protestare, capitanate dai partiti della gauche, ovvero La France Insoumise e parte degli Ecologisti, ma senza il partito socialista e i sindacati. Resta da comprendere se questa ondata di manifestazioni sarà fine a se stessa o se sia il preludio di un autunno caldissimo per la politica francese.
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Barnier, nel frattempo, non si dà per vinto e prosegue il suo mandato, cercando di costruire un governo che ottenga la fiducia del Parlamento ma anche del popolo. Il primo ministro ha infatti annunciato, in una intervista a Tf1, che i nomi da lui scelti non proverranno solo dalla destra ma anche da altri partiti, così da creare una coalizione che rispetti almeno in parte il voto dei francesi.
Gli obiettivi di Michel Barnier
Il gollista neoeletto ha deciso di dedicare il suo primo giorno da premier alla visita dell’ospedale pediatrico di Parigi, il Necker, mostrando comprensione per i gravi problemi a cui sta andando incontro la sanità del Paese. Barnier ha sin da subito messo le mani avanti, sostenendo di “non poter fare miracoli“, ma di essere pronto a fare del suo meglio e soprattutto ad ascoltare il grido di allarme dei dipendenti del sistema sanitario.
Assalito dai cronisti, il primo ministro ha cercato di rispondere alle loro domande senza lasciarsi andare a frasi ad effetto, ma scegliendo la moderazione e la sicurezza. Barnier ha dichiarato di essere consapevole delle difficoltà che questo governo potrà incontrare, soprattutto sul fronte della manovra finanziaria e del debito pubblico. “Io non voglio aumentare il deficit che pesa sulle nostre generazioni future né il debito ‘ecologico’” ha sostenuto, cercando di tranquillizzare la popolazione.
Il resto della sua giornata è stato dedicato ad un incontro con l’ex premier Elisabeth Borne e con la presidente dell’Assemblea Nazionale Yael Braun-Pivet, con le quali avrebbe discusso della formazione del nuovo governo e del suo possibile discorso programmatico di politica generale. Il primo ministro vorrebbe prendersi del tempo per lavorare a questo progetto, consapevole che da esso deriva il supporto di numerosi parlamentari, tra cui quelli del Rassemblement National, ma la maggioranza dei politici vorrebbe invece che il primo ministro si esprimesse sui suoi piani entro la fine del mese.
Le proteste contro Macron e Barnier
“Macron vattene, facciamo pulizia” è questo lo slogan più quotato tra le folle di manifestanti che si sono riversati nelle strade della Francia. Un grido contro il presidente, colpevole di aver tradito il suo popolo e soprattutto il suo diritto al voto politico. “Macron ha voluto imporre la legge della giungla, la legge del più forte ma in questo Paese il più forte è il popolo” ha sostenuto il leader de La France Insoumise Jean Luc Melenchon, presente durante le proteste contro il presidente.
L’elezione di Barnier è infatti sembrata scorretta a gran parte della gauche, consapevole di non aver raggiunto la maggioranza assoluta ma di aver ottenuto il maggior numero di voti durante le elezioni avvenute a luglio. La scelta del gollista è sembrata alla sinistra un mero tentativo di Macron di accontentare Marine Le Pen e Jordan Bardella, così che questi evitassero di votare contro alle proposte del presidente.
Barnier però non convince del tutto il Rassemblement National che ha deciso di non sciogliere la riserva sul suo voto, preferendo attendere il discorso programmatico del neoeletto primo ministro.
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