Una lunga lettera alla presidente Meloni conclusa con le dimissioni irrevocabili. Lunga, per spiegare le cose buone e importanti fatte dal ministero della Cultura. Lunga, per denunciare l’odio politico-mediatico ai suoi danni e il sospetto che sia stata la riforma dei fondi da destinare al cinema la causa di tanto trambusto contro di lui. Sangiuliano si è dimesso ritenendo necessario quel gesto ”per le Istituzioni e per me stesso”.
In molti si chiedono in queste ore per quale ragione le dimissioni non sono state accettate tre giorni fa dalla presidente Meloni. E qui si entra nel campo delle ipotesi, da quella plausibile ad altre oggettivamente più fantasiose. È plausibile che Meloni abbia voluto prendere tempo e concordare con i suoi vice il percorso meno traumatico per sostituire Sangiuliano senza che questo aprisse la strada a ipotesi di un più ampio rimpasto. Appare verosimile pensare che il passaggio televisivo con l’intervista penosa abbia spinto Meloni a superare ogni dubbio sull’opportunità delle dimissioni. Lo ha difeso, perché così ha sempre fatto (vedi i casi Santanchè, Delmastro, Donzelli) e perché la tenacia e l’ostinazione della donna sono da tutti riconosciute come doti inscalfibili.
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Nel caso di Sangiuliano sono intervenuti altri fattori. Una storia pruriginosa, con le famiglie riunite per cena a irridere il ministro in lacrime, fa molto più rumore, per quanto paradossale possa sembrare, di un ministro indagato per peculato o sospettato di corruzione. È lo spirito dei tempi. Tenere a bagnomaria l’intero governo per una storia boccaccesca, con uno dei due personaggi, Maria Luisa Boccia, imprevedibile e incontenibile e, soprattutto, non si sa di quante carte riservate ancora disponga, sarebbe stata una vera via crucis per l’esecutivo.
Sarà interessante adesso capire se Boccia andrà ancora avanti con il suo stillicidio quotidiano di rivelazioni oppure, viste le dimissioni di Sangiuliano, si riterrà appagata. Il ministro ormai ex ha annunciato iniziative legali contro le fake news che lo hanno tormentato in questi giorni. Il profilo privato della storia, per quanto doloroso, potrebbe avere un risvolto pubblico nel caso in cui la Boccia dovesse rispondere alle iniziative legali di Sangiuliano. Tenere un profilo basso o almeno poco clamoroso sarà forse l’auspicio formulato a Sangiuliano dalla presidente Meloni.
Le dimissioni date a Meloni senza passare dal Parlamento, dove pure sono state presentate interpellanze e interrogazioni sulla vicenda, sono una pagina sgradevole. Un tempo, cito a memoria il caso della ministra Federica Guidi, usava recarsi nella sede istituzionale per spiegare un gesto così rilevante sul piano politico. Qualcuno potrà obiettare che nel caso di Sangiuliano non c’era un evidente profilo politico e a prevalere è stato il gossip più pruriginoso.
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