La cantante jazz conquista il pubblico del Due Mondi nell’unica tappa italiana del suo tour
Vestita di bianco, la “Signora” del jazz infiamma Piazza Duomo. Con il suo estro, il suo poliedrico talento canoro e la varietà culturale del suo gruppo, Dianne Reeves assomma tutto ciò che offre il Festival dei Due Mondi di Spoleto, quasi non sia stata la collaborazione con il festival “Umbria Jazz” a portarla lì ma il destino: scoperta, curiosità e confronto.
E il pubblico glielo riconosce, battendo le mani a ritmo, ripetendo suoni e ritornelli che la cantante propone e rispondendo con un caloroso “yes” alla domanda: «Do you like my band?» (“Vi piace la mia band?”).
Da John Beasley a Romero Lubambo: Dianne Reeves dimostra l’umiltà dei grandi
L’artista si unisce ai suoi musicisti entrando sui loro suoni e dimostrando tutta la sua abilità; varia sul tema, coinvolge, trascina, ma lascia meritato spazio anche a chi, dando prova di altrettanta bravura, riempie con lei la serata di musica.
Applausi quindi anche per il pianista John Beasley, per il bassista Itaiguara Brandao e soprattutto per il chitarrista e storico collaboratore della cantante Romero Lubambo, che suona il suo strumento senza plettro e dà prova di un raro virtuosismo.
Non solo la sua incredibile estensione vocale quale protagonista della serata, quindi: la Reeves condivide volentieri il palco, improvvisando un dialogo onomatopeico con il contrabbasso di Brandao in cui ne riproduce le sonorità con altre linee melodiche e strappando un applauso alla folla conquistata dal suo charme e dalla sua giocosa e altruistica voglia di arrivare al cuore delle persone grazie alla musica.
Dianne Reeves sul palco è dolce, sorridente e suadente e canta in maniera quasi confidenziale, come se la sua voce fosse solo un mezzo per dire qualcosa davanti al quale le normali parole si arrendono.
70 anni e circa 20 dischi
70 anni portati con la leggiadria di chi non ha perso la voglia di giocare e circa 20 dischi incisi a riprova del suo passato di sperimentazioni e confronto con diverse strade e situazioni.
La collaborazione con il piano di Daniel Barenboim, poi quella con un’orchestra sinfonica inglese diretta da John Mauceri e infine l’esibizione sul palco dei prestigiosi Berliner Philharmoniker.
Il suo jazz è certo legato al mainstream della tradizione classica, ma lei lo rivisita in chiave moderna, personale e creativa; così ha fatto anche durante la serata al Festival dei Due Mondi, passando dal dare voce a musiche senza parole al ballo gioioso durante le canzoni in duetto con Lubambo: nel momento dedicato al mondo brasiliano, la Reeves si lascia andare, trascinando la folla in una spensierata celebrazione del momento.
Questo perché, come dice lei: «La musica è musica e il jazz è un abito che le puoi sempre mettere addosso».
Sul finale prende il suo cellulare e inizia a filmare il pubblico, che saluta la sua uscita con 10 minuti di applausi e la costringe a tornare con un’ultima canzone latinoamericana.
Un grande nome della musica jazz internazionale, che spiazza con le sue note tenute a lungo, con i suoi giochi vocali e con le sue continue variazioni ma che, come ha notato il musicologo Helmut Felloni, non perde mai quella scansione in 4/4 che è indice del suo successo.
Un successo confermato anche nell’esibizione di Spoleto.
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