Balneari, Meloni accelera sui tempi: la bozza del ddl sulle concessioni

In questi mesi le diverse posizioni sulle concessioni balneari hanno messo a dura prova il legame indissolubile del centrodestra

Redazione
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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontrerà i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il vertice sarà decisivo per affrontare questioni chiave della politica italiana, tra cui le concessioni balneari. Il tema era stato un vulcano di posizione diverse nel centrodestra, gettando le basi per una possibile crisi di governo. Eppure, il fronte unito guidato da Fratelli d’Italia è riuscito a sostenere l’intera questione, ma ora la premier vuole accelerare i tempi.

Secondo fonti interne alla maggioranza, oltre al rischio di sanzioni da parte dell’Unione europea per l’inadempienza alla direttiva Bolkestein, preoccupano i Comuni che hanno iniziato a muoversi mettendo a gara le spiagge. Per questo motivo la Meloni ha affrontato l’argomento anche nel primo incontro dopo le vacanze estive con Raffaele Fitto, il candidato al ruolo di commissario Ue italiano.

Balneari: la bozza del ddl

Il governo si appresta a stabilire un provvedimento che fissa la durata delle proroghe sulle concessioni balneari fino al 2029 in base alla percentuale regionale di occupazione delle coste. Come riporta la bozza pubblicata sul portale Mondo Balneare, l’esecutivo Meloni sarebbe orientato a concedere una proroga fino a 5 anni per le gestioni in scadenza.

La bozza del Ddl Balneari stabilisce quindi che “la risorsa naturale è da considerarsi scarsa quando l’area disponibile è pari o inferiore al 49% a livello nazionale o del 39% su livello regionale“. Il testo impone inoltre di adottare un “Piano nazionale 2024-2029” che punta a recepire la mappatura delle coste italiane e a “delineare le modalità di investimento per la riqualificazione delle aree demaniali marittime, lacuali e fluviali“.

Balneari: le tensioni con Bruxelles

Trovare una soluzione che soddisfi entrambe le parti non sarà una passeggiata. In questi mesi le diverse posizioni sulle concessioni balneari hanno messo a dura prova il lega indissolubile del centrodestra. Da tempo i titolari dei lidi chiedono una cornice normativa certa e la salvaguardia del valore aziendale degli stabilimenti. Il tentativo del governo di far slittare le gare di un anno, al 2025 è stato stoppato dal Consiglio di Stato dopo un severo richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Da tempo Fitto lavora a un compromesso per la Commissione, ma nella coalizione aveva prevalso la linea della Lega e di Fi, di insistere sulla mappatura delle coste per dimostrare che la risorsa spiaggia libera non è scarsa e quindi non si deve applicare la direttiva Bolkestein.

Nei giorni scorsi Salvini ha indicato come priorità la prelazione per i concessionari uscenti e gli indennizzi sui lavori svolti, mentre proseguono i colloqui fra Roma e Bruxelles. Nel governo si parla anche di un di possibile aumento nell’ordine del 10% dei canoni concessori minimi, che dopo un aumento del 25% nel 2023 nel 2024 sono scesi a 3.225,50 euro.

Balneari: la risposta dei Comuni

La Meloni e il suo seguito sono però preoccupati per i Comuni che, in assenza di un quadro chiaro, e alla luce del richiamo dell’Antitrust sulla necessità di evitare ulteriori proroghe, stanno procedendo con le gare con criteri e tempistiche diversi. Un esempio è Gaeta che punta a premiare chi garantisce servizi e investimenti senza consumare suolo demaniale e fissa il limite di una concessione per imprenditore, poi Lignano Sabbiadoro, che prevede affidamenti fino a 15 anni.

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