Vannacci rivendica: “Non mi offendo se mi chiamano fascista, è un movimento finito”

Secondo Vannacci si tratta di accuse che non possono offendere perché anacronistiche e con nessun collegamento alla realtà attuale. L'ex generale, dunque, prosegue per la sua strada fiero e convinto delle sue idee

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L’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci non sembra intenzionato a voler cambiare registro o ad ampliare il suo repertorio di dichiarazioni, ormai da mesi basate sulla necessità di conservare la cultura italiana e i valori che essa da secoli porta con sé. Non è bastata la durissima contestazione subita a seguito delle parole espresse su Paola Egonu, pallavolista della Nazionale italiana, e non sono state abbastanza neanche le critiche ricevute dai colleghi esteri presenti nel gruppo europeo dei Patrioti, che hanno ritenuto troppo “estremiste” alcune delle sue ideologie.

L’ex generale continua sulla sua strada, convinto che il suo lavoro migliorerà in primis l’Europa e di conseguenza anche l’Italia. Intervenuto a un incontro alla Versiliana di Marina di Pietrasanta, Vannacci ha ricordato anche in questa occasione quali sono i pilastri della sua agenda politica e quali sono per lui le priorità da tenere a mente in questa percorso all’Europarlamento. “A me interessano i principi e gli ideali che porto avanti su cui si fonda la nostra Nazione” ha sostenuto infatti l’ex generale, spiegando come il “Natale e la famiglia” siano principi che spera “di portare avanti finché ho energia“.

Interrogato poi sui motivi che lo avrebbero spinto a lasciare la carriera militare per intraprendere quella politica, l’eurodeputato ha chiarito che il primo pensiero sin da subito è andato alle sue figlie. Sarebbe proprio per dare loro “un futuro migliore” che l’ex generale ha deciso di portare avanti le sue idee, difendendole a spada tratta e cercando di infonderle anche agli elettori più sfiduciati. Nell’intervento alla Versiliana, insomma, Vannacci si è mostrato per quello che è, non cambiando improvvisamente strada di fronte agli ostacoli posti da chi continua a criticarne le posizioni.

Vannacci: “Non mi ritengo né un estremista né un fascista

Roberto Vannacci ha voluto mettere le cose in chiaro una volta per tutte: la sua figura non è avvicinabile né al fascismo né all’estremismo. Lo ha spiegato lui stesso sul palco della Versiliana, dichiarando di non avere intenzione di querelare chi lo accusa difascismo” perché questo sarebbe “finito 80 anni fa” e dunque l’accusa sarebbe equivalente al paragone con un “napoleonico, giacobino“, ovvero “tutti movimenti terminati che non si ripeteranno mai nella storia“.

Ben diversa la questione riguardante le accuse di estremismo, rivolte al generale anche da colleghi del suo stesso schieramento. “A me piacerebbe sapere quali mie frasi mi definiscano come un estremista” ha chiesto l’ex generale, sottolineando di non essersi “mai espresso con termini e posizioni che possono essere catalogate come estremiste“. L’eurodeputato ha infatti da sempre sostenuto che la descrizione di situazioni reali e veritiere non può essere considerata un’accusa o un insulto perché “la realtà è oggettiva, immodificabile e non può offendere alcuno“.

Roberto Vannacci
Roberto Vannacci

Proprio su questo argomento, Vannacci ha voluto sottolineare che dal suo punto di vista sono i seguaci della teoria woke ad aver “avvelenato” il sistema, cercando di “incanalare l’opinione pubblica sulla soluzione di cattedra che piace a loro, addirittura facendo intervenire l’autorità giudiziaria su cosa è stato detto“. L’eurodeputato ha inoltre sostenuto: “Se uno è contrario all’ideologia gender viene qualificato come omofobo, ma significa dare a una persona del malato mentale ma non è così. In realtà si cambia il significato della parola per spingere le persone a pulsioni sessuali diverse“.

Vannacci sullo Ius scholae: “Meglio non dare la cittadinanza a nessuno

Roberto Vannacci ha deciso di inserirsi personalmente del delicatissimo dibattito sulla legge di cittadinanza, che ormai da giorni interessa la politica del nostro Paese. L’ex generale sostiene che di fronte alla proposta del partito di Antonio Tajani, ovvero di “dare la cittadinanza italiana a chi fa un percorso scolastico anziché a quelli che bighellonano per la strada“, sarebbe meglio prendere una strada giusta e ben più dura. “Io dico, non diamola a nessuno e chi si lamenta?“, una decisione drastica quella del generale, che preferirebbe “aspettare di vedere chi se la merita, stabilendo un percorso duro, lungo, che dimostri l’accettazione integrale dei doveri della Nazione e degli interessi nazionali“.

Per quanto riguarda chi, invece, ha dichiarato che i seguaci di un plausibile partito fondato dall’ex generale debbano per forza indossa la “camicia nera“, Vannacci ha deciso di rispondere ironicamente, sostenendo la falsità della dichiarazione e aggiungendo: “Può venire con la camicia bianca, a pallini, come vuole“.

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