Mentre il referendum abrogativo ha superato la quota delle 500mila firme, la Sardegna e la Toscana arrivano ad un punto di non ritorno. Le giunge regionali hanno impugnato davanti alla Corte Costituzionale la legge sull’autonomia differenziata denominata “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’art.116, terzo comma, della Costituzione”.
Secondo l’esecutivo sardo, il contenuto della legge “appare lesivo per l’autonomia regionale sia nella sua interezza che anche per una serie di specifici motivi che riguardano, in particolare (ma non solo), singolarmente gli artt. 1, 2, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 10 e 11“. Anche la Regione Toscana si posiziona contro il Governo per la dichiarazione di illegittimità costituzionale della legge n.86 del 2024, concernente le disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. A renderlo noto è la stessa Regione spiegando che “a presentare il ricorso sarà il presidente Eugenio Giani in una conferenza stampa che si terrà” domani a Firenze.
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Autonomia differenziata: le ragioni dell’opposizione
Il ricorso alla Corte Costituzionale è contenuto in ben 55 pagine in cui vengono elencati i punti focali dell’impugnazione. Per la Sardegna la legge sull’autonomia viola l’art. 116, comma 3 della Costituzione, mettendo a rischio il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni e non prevedendo adeguate forme di coinvolgimento delle stesse Regioni nel processo. Secondo la giunta di Todde la disposizione consentirebbe il trasferimento di intere materie alle Regioni, anziché solo di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia“. “La delega al Governo per la determinazione dei Lep – Livelli essenziali delle prestazioni – è carente di principi e criteri direttivi – spiega la giunta Todde – Viola le prerogative delle Regioni a statuto speciale, in particolare della Sardegna, e non rispetta le procedure previste dallo Statuto speciale della Sardegna per il trasferimento di funzioni e risorse e rischia di accentuare i divari territoriali e violare i principi di solidarietà e uguaglianza“.
Dal suo canto, in Toscana il 16 luglio scorso il Consiglio regionale aveva approvato la proposta per richiedere un referendum, ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione e a norma della legge n. 352/1970, per abrogare la legge sull’autonomia differenziata del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli. Dopo un proficuo dibattito, aveva approvato a maggioranza le due proposte di deliberazione, sottoscritte da Pd, Italia Viva e M5s, per chiedere l’abrogazione totale o parziale. Da subito Giani aveva manifestato il suo dissenso all’autonomia differenziata.
Per Giani “non aiuta l’individuazione delle specificità e delle vocazioni dei territori, ma cristallizzerà e amplificherà le diseguaglianze tra le Regioni, tra le aree più forti e quelle più deboli del Paese. E non è soltanto una minaccia concreta all’unità nazionale, ma un macigno sulla strada del regionalismo equo e solidale voluto dai padri costituenti, a partire da Piero Calamandrei“.
Autonomia: le parole di Todde
La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha commentato il referendum contro l’autonomia differenziata: “La Sardegna non ha avuto l’autonomia perché era speciale ma perché eravamo poveri, chi sta sul continente non ha gli stessi problemi che abbiamo noi“. “Le regioni del Nord sono diventate regioni trainanti con i soldi dello Stato. Basarsi solo sulla spesa storica e consentire a queste regioni di spendere di più sulla base di quello che possono trattenere, è una cosa ingiusta perché significa togliere a chi ha avuto meno“, ha poi aggiunto. “Si è scelta una legge procedurale che sancisce che le regioni del Nord potranno procedere per conto loro. Questo non aiuta la coesione nel nostro Paese“, ha concluso la presidente della regione Sardegna.
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